Politica
6 Agosto 2018
L'ex assessore spacca l'opinione pubblica tra chi ne loda la competenza e chi ne biasima l'ego: Ferrara ci era abituata, l'Italia no

Marattin, un nuovo leader Pd alla prova dello streaming

di Ruggero Veronese | 3 min

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Per incontrare Luigi Marattin mentre parla di politiche economiche tra le strade della capitale non è necessario abitare a Roma, basta avere una connessione a internet e un account sui principali social network.

L’ex assessore di Ferrara, fino a pochi mesi fa consulente economico di Palazzo Chigi, è infatti ormai da tempo uno dei volti più mediatici tra i nuovi parlamentari del Pd, come dimostra il seguito crescente che sta raccogliendo con le sue dirette social. Una tecnica sfruttata per anni proprio dai principali avversari del partito Democratico, in particolare Lega e Movimento 5 Stelle, e che oggi viene utilizzata a parti inverse proprio per attaccare i punti critici delle iniziative dell’attuale maggioranza.

Dal ‘Decreto Dignità’ di Di Maio alle politiche comunitarie di Savona, passando per la gaffe del ministro Barbara Lezzi che metteva in relazione l’aumento del pil con il consumo dei condizionatori, Marattin interviene puntualmente nei dibattiti dove alla polemica politica si accompagna la necessità di dare chiarimenti tecnici sui temi economici. E la scelta del Partito Democratico di scommettere sull’ex assessore alle finanze di Ferrara sembra evidente anche dallo spazio e l’importanza data ai suoi interventi, come quello del 27 luglio che lo vede per ben 16 minuti discutere del Decreto Dignità insieme all’ex ministro Maria Elena Boschi.

Proprio quest’ultimo provvedimento del ministro Di Maio è quello che nelle ultime settimane ha ricevuto più critiche da parte di Marattin, che anche nei suoi video ‘in solitaria’ (spesso in abiti e contesti piuttosto informali, come l’ultimo che lo vede alla guida per le strade di Roma) non risparmia le proprie critiche a una norma che “creerà disoccupazione invece di contrastarla”. In particolare l’ex assessore afferma che per aumentare il lavoro a tempo indeterminato sarebbe opportuno abbatterne i costi per le imprese, invece di aumentare quelli per i contratti precari. E sottolinea come alcune delle iniziative oggi rivendicate dall’esecutivo (come lo sconto contributivo per chi assume lavoratori under 35) non sono altro che la conferma di decisioni nate sotto il governo Gentiloni.

Marattin insieme a Maria Elena Boschi

Per capire se le doti comunicative di Marattin sono quelle giuste per far rialzare il Pd dal crollo di popolarità forse sarà opportuno attendere i prossimi appuntamenti elettorali. L’esperienza di questi anni ci dovrebbe insegnare che non sempre a un alto livello di apprezzamento (o di disprezzo) sui social network corrispondono reali ripercussioni politiche, soprattutto nei partiti più tradizionali.

Quello che è certo è che le opinioni dell’ex assessore ferrarese spaccano e dividono i suoi follower: da un lato chi ne loda il tono tecnico, ma allo stesso tempo diretto e talvolta sprezzante verso gli avversari politici.

Dall’altra chi ne attacca proprio la “spocchia” con cui puntualmente impartisce le ‘lezioni’ economiche, accusandolo allo stesso tempo di essere tra i responsabili dei problemi dei risparmiatori dovuti ai crac bancari degli ultimi anni. In mezzo, chi lo saluta ma gli consiglia di guardare bene la strada mentre è al volante. Marattin spacca le opinioni: c’è chi in lui vede una grande competenza e chi semplicemente un grande ego: un dibattito che a Ferrara si è consumato per anni, al punto che la città dopo qualche anno ci aveva fatto quasi il callo. Ora tocca al resto del paese.

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