Terraviva contro Terraviva, mentre il Comune si prepara alla battaglia legale. È uno scontro ‘fratricida’ quello che si sta consumando nell’oasi naturale di via dell’Erbe, all’interno delle mura estensi. Dopo mesi di silenzio dalla notizia dello sfratto da parte del Comune dell’associazione Nuova Terraviva, la cui concessione era scaduta nel 2014 e prorogata fino a fine 2017, i membri della ‘vecchia guardia’ (in gran parte soci fondatori) prendono infatti parola per attaccare l’attuale gestione dello spazio verde, responsabile a loro avviso di averne trascurato o abbandonato le attività sociali. E di conseguenza schierandosi dalla parte del Comune per quanto riguarda la causa per lo sfratto: “È prioritario, nell’interesse della città e dei suoi cittadini – scrivono in una lettera aperta -, che l’area sia di nuovo resa disponibile alla collettività tramite un bando pubblico”.
Un appello che rappresenta un vero paradosso, se si pensa alle reazioni provocate nei mesi scorsi dalla notizia dello sfratto di Terraviva. Che sollevò l’indignazione di migliaia cittadini (oltre ad attacchi politici come quello di Paola Peruffo), preoccupati proprio del rischio di perdere quelle attività sociali – come gli orti condivisi o i laboratori artistici – che negli anni hanno reso l’oasi un luogo molto frequentato e apprezzato dalla città. Ciò che oggi affermano i soci fondatori, “per portare chiarezza in merito alla situazione”, è che questi allarmi non sono giustificati perché buona parte di quelle attività sono già state interrotte da tempo, almeno dal momento della loro uscita dall’associazione nell’inverno del 2017, un anno e mezzo fa. E che quindi l’unico modo per riportare l’oasi alle sue attività originarie passerebbe proprio per lo sfratto di Nuova Terraviva.
I dieci firmatari della lettera aperta si presentano come un gruppo qualificato composto da coloro “che nell’arco di oltre 10 anni hanno progettato e realizzato i giochi dei bambini, il Giardino dei Frutti Antichi e le principali strutture tutt’ora presenti sull’area di Nuova Terraviva e i docenti dei vari corsi artistici e manuali”. La convinzione degli ex soci di Nuova Terraviva è che “sia preoccupante lo stato attuale dell’area, l’espulsione di cittadini che coltivavano gli orti condivisi e soprattutto l’incertezza del suo destino futuro. Un futuro bloccato da un contenzioso legale tra il Comune e gli attuali occupanti nell’ambito di una convenzione scaduta nel 2014 e prorogata fino al termine massimo di novembre 2017, a fronte delle notevoli potenzialità di uno spazio di elevato valore agricolo-ambientale all’interno delle mura cittadine”. Solo dopo che lo spazio tornerà a essere disponibile a nuove concessioni per i firmatari sarà possibile “un rilancio finalizzato alla sua piena fruibilità e valorizzazione attraverso collaborazioni e interventi innovativi”.
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