Sarà il maestro del noir Massimo Carlotto a inaugurare la quarta edizione di Autori a Corte che dall’11 al 31 luglio porterà 21 autori locali e nazionali nel giardino di Factory Grisù. L’ospite d’onore della prima serata, oggi alle 21.30, sarà il giornalista padovano e scrittore noir Carlotto, graziato e riabilitato dopo la condanna a 18 anni per omicidio, che presenterà il nuovo e atteso romanzo “Cristiani di Allah” (E/O Edizioni) dedicato ai rinnegati del 1500 ad Algeri, ossia gli europei cristiani che hanno abbracciato l’Islam per interesse, come scelta di libertà o più semplicemente per poter saccheggiare navi e depredare le coste nel Mediterraneo.
Come è essere definiti il maestro del noir e raccontare i lati più oscuri e paurosi dell’animo umano? Ha sempre detto che questo genere rappresenta il nuovo romanzo d’inchiesta, è ancora così?
Il noir più che raccontare i lati oscuri dell’animo umano si concentra su quelli della società. Esplora meno gli ambiti psicologici e più la relazione tra società e crimine che si sviluppa in forme sempre diverse. In questa situazione complessa, tutti i generi devono concorrere a raccontare la realtà di questa Italia che cambia e ci lascia sorpresi. La letteratura sta andando in questa direzione: raccontare più quello che accade che guardare dentro se stessi.
Pensa che la sua esperienza giudiziaria e i successivi anni da ‘fuggiasco’ siano stati determinanti nel descrivere questo torbido rapporto tra società e crimine?
È successo mezzo secolo fa, la società è cambiata da allora. Ed è cambiata in peggio: la globalizzazione dell’economia ha portato a una globalizzazione del crimine che ha aperto la strada a nuovi mercati criminali della criminalità organizzata.
Cosa l’ha spinta a ripubblicare il romanzo storico dopo dieci anni dalla prima uscita?
È stata una decisione dell’editore che trovo molto interessante. Si tratta di un libro di assoluta attualità che narra di quando eravamo noi i migranti: per 300 anni siamo stati noi ad attraversare il Mediterraneo, a farci musulmani per ricostruirci una vita. Una storia complicata che ci restituisce il Mediterraneo come centro di un conflitto sociale, storico ed economico che c’è sempre stato.
Ieri come oggi, lo scontro c’è e si sta acuendo. Cosa ne pensa della situazione attuale?
La storia si ripete a causa di conflitti enormi mai risolti. Il problema è che non ha una storia condivisa tra una sponda e l’altra, manca il dialogo ma è una necessità storica. Una possible soluzione? Ripartire dalla gente che vive sulle sponde del Mediterraneo, incontrarsi come un tempo. In quel periodo il Mediterraneo aveva una lingua comune, quella franca, che oggi non esiste più, e non ci sono i presupposti per ricostruire quella comunicazione.
Anche la politica attuale probabilmente non aiuta…
Sono schierato da sempre verso una soluzione diversa. Non sono affatto d’accordo con quello che sta succedendo: l’immigrazione c’è sempre stata ed è inarrestabile ma quello che sta succedendo in Libia, dove ci sono campi di concentramento dove la gente subisce di tutto, è vergognoso. E ridicolo, ora che i numeri sono calati. Serve un cambio di mentalità e considerare l’accoglienza come una risorsa.
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