Cronaca
3 Maggio 2018
L'accusatore Franz: “Voglio che venga fuori la verità. Ave assolto ma accertata la fondatezza materiale dell’accusa”

‘Curriculum dopato’, la sentenza non chiude la vicenda

di Daniele Oppo | 3 min

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Gianfranco Franz

“A questo punto voglio solo che venga fuori la verità”. L’assoluzione del collega Gastone Ave, che proprio lui accusava di aver ‘dopato’ il curriculum per vincere la cattedra, non fa perdere la presa al professor Gianfranco Franz, anzi, sembra rafforzarla proprio per il modo in cui è arrivata quell’assoluzione.

La verità, Franz, è sicuro di trovarla nelle motivazioni della sentenza pronunciata dal giudice Debora Landolfi, lunedì 30 aprile, quella con la quale ha mandato assolto il prof Ave, docente di Urbanistica alla facoltà di Architettura di Ferrara, dall’accusa di aver falsato i propri titoli, in modo da ottenere un punteggio maggiore nel concorso per ottenere la cattedra, stesso concorso a cui aveva partecipato anche il suo accusatore.

“Dalla lettura del dispositivo merge chiaro che, se da un lato, l’imputato è stato assolto sotto il profilo penale, dall’altro il giudice ha accertato la fondatezza materiale dell’accusa”, afferma Franz, che punta sulla formula usata, ovvero quella “perché il fatto non costituisce reato”.

“Significa che il fatto di cui si è accusati sussiste, ma che non si è raggiunta la prova, oltre ogni ragionevole dubbio, del dolo con cui il fatto oggetto d’imputazione è stato commesso”, spiega l’avvocato Marco Linguerri, tramite il quale Franz si è costituito parte civile nel processo. “L’utilizzo poi, da parte del giudice, della cosiddetta formula dubitativa rafforza ulteriormente l’ipotesi che si sia trattato di una sentenza particolarmente ‘sofferta’ dove, a fronte di fatti piuttosto chiari (la non corrispondenza al vero di 5 punti del curriculum), la vera difficoltà risiedeva nell’andare ad indagare nel mondo tutto particolare dei concorsi universitari”.

“Forse si sarà trattato di un errore, avrà pensato il giudice. Il prof. Ave avrà inserito quei titoli ‘per sbaglio’? Può essere”, concede con poca convinzione Franz, che infatti attacca di nuovo: “Mi chiedo, però, come sia possibile scrivere, per errore, nel proprio curriculum, di aver collaborato alla redazione del piano urbanistico di rigenerazione urbana di una città del Cile senza che quel piano sia mai stato redatto da nessuno?”. Qui va detto che, in udienza, a dare man forte ad Ave fu il prof Paolo Ceccarelli, che spiegò – in sostanza – che era tutto frutto di una confusione perché “piano urbanistico” è una definizione piuttosto larga, non codificata e che può indicare anche un lavoro come quello di Ave, anche se sarebbe più corretto chiamarlo piano strategico, per differenziarli da quelli, più specifici, adottati dalle amministrazioni.

“In ogni caso, dolo o errore che sia, il mio obbiettivo era quello di lanciare un grido di allarme, di far emergere la verità e cioè che quel concorso, in un primo momento annullato dal Rettore in autotutela, è stato poi viziato da un curriculum che, se non possiamo definirlo penalmente ‘falso’, possiamo certamente dire che attribuisce al candidato dei titoli che non ha mai conseguito – conclude Franz -. E adesso la parola passa al Tribunale Amministrativo dell’Emilia Romagna (l’udienza è attesa per il prossimo ottobre, ndr) e, vedremo, se sarà il caso di darla anche alla Corte d’Appello penale di Bologna”.

“Franz ha accusato Ave di aver commesso un reato, il giudice lo ha assolto. Tutto il resto sono interpretazioni”, è l’unico commento che rilasciano a Estense.com gli avvocati Giovanni Domeniconi e Umberto Guerini, difensori del prof. Ave.

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