Cronaca
7 Febbraio 2018
Ultime fasi del processo, a marzo la sentenza. La procura chiede condanne ma “non possiamo parlare solo di vittime e di carnefici”

Via Rambaldi. Chiesti un anno e sette mesi per Dedoni

di Daniele Oppo | 4 min

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Uno scorcio di via Rambaldi

Un anno e sette mesi di reclusione per Carlo Dedoni. Mille Euro di multa per la ex compagna Virginia Cerasi. Queste le richieste di condanna della procura per la coppia accusata a vario titolo di stalking, atti osceni e minacce nei confronti di quattro vicini di casa in via Rambaldi.

Una richiesta di pena da parte del pm che però non ha risparmiato messaggi taglienti anche nei confronti delle parti civili (Cristiana Vici e suo marito, il generale dell’Esercito Antonio Faedda; Rita Volpi e il marito Gian Roberto Luzi), costituitesi tramite l’avvocato Patrizia Micai: “C’è stata una costituzione di persone contro l’allevamento all’origine di questa vicenda, che poi è trascesa. Non vi  è dubbio in merito all’attribuzione dei fatti ai coniugi, ma c’è una compartecipazione anche delle parti offese”, le parole del pm che non ha mancato di sottolineare che “i conflitti nascono sempre da condotte di più persone”. La pubblica accusa ha parlato anche di “ricostruzione un po’ confusionaria della storia, che è difficile capire dove inizi e dove finisca” e in cui “non possiamo parlare solo di vittime e di carnefici”, nonostante sia chiaro che “Dedoni e Cerasi avessero costumi inusuali in un contesto urbano”.

Il riferimento è chiaramente all’allevamento tenuto da Dedoni e alla macellazione degli animali all’aperto, fatti per cui l’uomo dovrà rispondere in un altro giudizio (uno dei tanti, molti dei quali al vaglio del giudice di pace).

Una posizione, quella della procura, che pur rimanendo accusatoria solleva i coniugi da una parte della responsabilità e che non ha trovato affatto il gradimento della difesa di parte civile che invece nega possa ricondursi il tutto a “una banale discussione tra vicini”, indicata come una “trappola” in cui sarebbe caduto il pm e, prima di lui, sarebbero caduti anche i carabinieri intervenuti in tante fasi della vicenda. “Non c’era reciprocità – afferma l’avvocato Micai -, queste due persone vivevano in un modo tribale”, mettendo in essere “uno stalking al rione, che danneggiato profondamente le parti offese”. Danni quantificati dalle parti civili in una richiesta di 70mila euro per ciascuna delle parti civili che “in tutti questi anni hanno sopportato in silenzio una situazione che non è normale. Rumori molesti, puzze, persone che ripetono frasi indicibili: è indubbio che in quel quartiere non si potesse vivere”. L’avvocato Micai ha puntato anche il dito contro il sistema istituzionale che non è in grado di far comunicare le varie parti per portare all’unicità le varie condotte poste in essere negli anni e spezzettate in una miriade di procedimenti diversi. Non è mancata la frase ad effetto: “Se stavano aspettando il morto c’erano quasi riusciti”, con riferimento al pestaggio subito da Gian Roberto Luzi (e per il quale Dedoni ha finito da poco di scontare la condanna patteggiata).

A ribattere sono stati gli avvocati Gianluca Filippone (per Dedoni) e Riccardo Ziosi (per Cerasi). Entrambi hanno sostenuto il mancato raggiungimento della prova su molti capi d’imputazione, evidenziando come si fosse davanti a “una situazione di dissidio forte in cui ognuno ha usato le proprie armi” (Ziosi), “le parti civili facendo leva sulle istituzioni e i media”, ha aggiunge Fillippone, “Dedoni reagendo nella maniera più scomposta possibile”, anche se quantomeno da comprendere dato che si trova in una situazione in cui “viene costantemente tenuto d’occhio dai vicini e sopportare tutto questo è difficile”, soprattutto a seguito di “petizioni, segnalazioni e denunce a seguito delle quali gli è stata tolta la patria potestà del figlio e il pollaio che usava per il sostentamento”. Dato che si procede per quello è stato definito ‘stalking di quartiere’, l’avvocato Filippone non ha potuto a fare a meno di sottolineare l’assenza nel processo di altri vicini di casa, così come la contraddittorietà delle dichiarazioni di alcuni di essi chiamati a testimoniare.

Per Cerasi è stata chiesta l’assoluzione per quanto riguarda le accuse di minacce che la riguardavano; per Dedoni assoluzione per quanto riguarda alcune posizioni (stalking nei confronti di due parti offese e atti osceni in luogo pubblico nonché in presenza di minori) e condanna al minimo della pena con la concessione delle attenuanti per il resto.

Il giudice Vartan Giacomelli ha rinviato al 6 marzo per eventuali repliche e per la sentenza.

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