Eventi e cultura
3 Febbraio 2018
Un omaggio alla città e alla collezione della famiglia dedicato a Nino e Rina, "presenti in ognuna delle 15 sale"

Sgarbi show per inaugurare la “casa delle meraviglie” in Castello

di Elisa Fornasini | 4 min

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È un vero e proprio regalo da scartare con stupore quello che la famiglia Sgarbi ha donato alla città, selezionando 140 opere dei 4mila pezzi che compongono la collezione Cavallini Sgarbi, in mostra da oggi fino al 3 giugno nel Castello Estense. Un omaggio a Ferrara ma soprattutto alla loro famiglia che in quarant’anni di collezionismo vorace ha portato a casa (nel senso letterale del termine) un tesoro di inestimabile valore da scoprire in 15 sale. 

“La collezione torna a casa in un momento doloroso, a una settimana dalla morte di nostro padre Nino. A lui e mamma Rina, scomparsa nel 2015, sento di dedicare questa mostra, che li vede presenti in ogni sala” fa gli onori di casa Elisabetta Sgarbi, che si augura sia “un punto di partenza e non di arrivo per un rapporto sempre più profondo tra la collezione della casa di Ro e la città di Ferrara inevitabilmente inscritta nel suo destino e che sta vivendo un bel momento di vivacità culturale, anche grazie all’operato di Franceschini”.

In effetti l’esposizione, “singolare e inedita perché metà delle opere sono rinnovate rispetto alle altre edizioni”, è stata inaugurata “alla presenza di due ministri dei beni culturali, uno per l’Italia e uno per la Sicilia” ironizza Vittorio Sgarbi che però non vuole fare “nessuna polemica sulla politica, siamo qui per amore per l’arte e la bellezza su cui si fonda il nostro paese e Ferrara, capitale del mondo”.

“Ferrara ha l’ambizione di una grande capitale ma i suoi capolavori sono in giro per il mondo dopo la spogliazione estense del ‘600” conferma il ministro Dario Franceschini che sta al gioco ‘sgarbiano’: “Ascoltare Vittorio parlare di arte è talmente affascinante che ci si chiede perché straparli di altro, soffre tutte le volte che viene al ministero perché pensa ci sia un altro che occupa la sua stanza”.

Battute politiche a parte, Franceschini annuncia di “star lavorando a un museo del collezionismo per esporre le collezioni italiane al grande pubblico”. Come quella di Cavallini Sgarbi, “esposta in maniera caotica e disordinata a casa Ro, sembra di girare nel cervello di Vittorio, poi arriva Elisabetta a mettere ordine in Castello”. “Non è una casa normale ma una galleria d’arte” interviene lo scrittore Petros Markaris, definito da Elisabetta “uno degli ultimi grandi uomini di lettere ad aver conosciuto mio padre, con cui ha parlato di libri e di guerra”.

Il percorso espositivo – “grande occasione di promozione della città” assicura il sindaco Tiziano Tagliani – è stato curato da Pietro Di Natale come un “museo dell’anima” dove “lo straordinario esercito di opere viene salvato dalla dispersione”, a partire dalla tenda che separa la realtà dalla mostra e dà la calorosa sensazione di entrare in una casa intima e accogliente. Non a caso l’ultima delle sale, tutte rivestite di rosso ferrarese, rappresenta la “stanza dei giochi” della famiglia Sgarbi con il binocolo, la macchinina, il cavallo a dondolo e il manichino con cui giocavano da piccoli Vittorio ed Elisabetta.

Ricordi familiari e capolavori pregiati si rincorrono veloci e il critico d’arte si lancia in uno dei suoi show per raccontare la nascita di ogni quadro, di ogni scultura, e di come essi siano entrati in possesso della sua famiglia. Le due opere a cui è più legato – senza nulla togliere a Bononi, Previati, Pisano, Garofalo, Mentessi, Boldini, Bastianino, Ortolano, Cicognara e agli altri maestri della scuola ferrarese, veneta ed emiliana in mostra – sono le sculture di Niccolò dell’Arca: il busto di San Domenico e l’Aquila in terracotta apparvero infatti in coincidenza con la scomparsa dello zio Bruno nel 1984 e della madre Rina nel 2015.

Con il “primario obiettivo della conservazione”, gli Sgarbi raccolgono applausi mentre mostrano la loro eclettica collezione “guardata con amore da nostra madre fino all’ultimo giorno e con sopportazione da nostro padre” in una casa “diventata un santuario di bellezza” che ora si svela nel monumento simbolo della città trasformato in una “stanza delle meraviglie”. A volte impolverata: durante il tour, Vittorio Sgarbi non perde l’occasione di criticare la polvere posata su alcuni quadri, rimproverando gli operatori che hanno finito di completare l’allestimento proprio questa mattina, a poche ore dall’apertura al pubblico.

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