Riva del Po
20 Dicembre 2017

Il futuro di Berra e Ro

di Daniele Oppo | 5 min

Leggi anche

Ciclabili, serve una visione

Buongiorno Direttore, ho letto con grande interesse la lettera pubblicata nelle pagine del suo giornale in cui un lettore, stanco delle trasgressione di tanti ciclisti  indisciplinati e pericolosi che circolano per le vie di Ferrara, invita i vigili urbani a...

Ritrovarsi a 60 anni dal diploma

Un folto gruppo di ex studenti della 'mitica' V A a.s.1964/65 dell'Istituto Tecnico Burgatti di Cento si è riunito a Ferrara per celebrare in allegria e amicizia il 60° anniversario del conseguimento del diploma di Ragioniere, intervallo durante il quale non si...

Ciclisti pericolosi

Ferrara non è soltanto la città delle biciclette ma anche la città dei ciclisti pericolosi, che si guardano bene dall' accendere i fanali di sera e di notte, viaggiano in doppia fila, girano contromano o sui marciapiedi, pedalano in vie affollate a velocità...

Quando Riccardo Bacchelli decise, dopo vari studi e sopralluoghi, di ambientare il suo “Mulino del Po” nelle anse e nelle golene del grande fiume tra Guarda e Cologna, fece una operazione di individuazione identitaria che ha resistito nel tempo.

Infatti ancora oggi, dopo quasi un secolo da quegli studi e da quelle ricerche, chi volesse percorrere, meglio a piedi o in bicicletta, l’argine del Po che da Zocca arriva fino ad Ariano, vedrebbe, esclusi i manufatti dei mulini veri e propri, lo stesso paesaggio, vivrebbe le stesse atmosfere, gusterebbe gli stessi colori.

Alla sinistra il fiume, a volte calmo e sonnacchioso, a volte impetuoso da far paura, che in certi casi lambisce l’argine, in altri invece lascia spazio a golene dalla vegetazione semiselvaggia.

A destra un paesaggio agrario tutto a campi diligentemente coltivati, con insediamenti rurali spesso in disuso, frutto di un lavoro centenario nella sottile striscia di terre vecchie che si incunea tra il Po e la Fossa Lavezzola, prima, e il Canal Bianco, poi.

Terre vecchie caratterizzate da piccoli centri urbani con i campanili delle chiese che dall’argine, meglio ancora dal livello dell’acqua, fanno da guida al viaggiatore, affacciandosi direttamente sul fiume, come la chiesa di Sant’Elena a Guarda, oppure fornendo da secoli la sede di un culto popolare ad una Madonna “fiumarola”, come nel caso della “Galvana”.

Oppure da insediamenti sparsi, semplici case di agricoltori o di braccianti, e qualche villa signorile per la vita, di solito estiva, delle grandi famiglie ferraresi proprietarie di vasti insediamenti agricoli.

L’unica variante al paesaggio “bacchelliano” è purtroppo caratterizzata dallo stato di degrado nel quale versano questi vecchi insediamenti, anche di nobili e solenni trascorsi, come la Villa Spisani a Cologna, o Villa Giglioli tra Serravalle e Ariano.

Questa è purtroppo l’immagine più triste del cambiamento della vita, soprattutto nel mondo agricolo, determinata dalle modifiche dei sistemi produttivi e più in generale dallo spopolamento delle campagne e dei centri rurali.

Quando all’inizio del secolo scorso gli amministratori copparesi disegnarono i nuovi assetti di quello che fino allora era stato il grande Comune di Copparo, individuarono, non a caso, nelle frazioni settentrionali rivierasche al fiume una caratteristica comune, il fiume da una parte, e la sottile e lunga striscia di terre vecchie, a quei tempi già completamente diversa dalle nuove terre, appena bonificate, che dalla zona est di Copparo, e dal territorio che oggi chiamiamo Jolanda di Savoia, arrivano fino alle sponde del Volano.

Le frazioni nord, facenti capo a Ro e Berra, nei cinquat’anni successivi alla costituzione dei nuovi comuni, videro un continuo aumento della popolazione, nella maggior parte dei casi formata da braccianti agricoli attratti dal lavoro delle bonifiche e delle nuove terre messe a coltura.

Negli ultimi 50/60 anni, invece, il trend demografico si è completamente invertito, sono mutate completamente, infatti, le condizioni di vita e di lavoro, così la popolazione invecchia sempre più, e le nascite hanno ormai raggiunto livelli di preoccupante abbassamento.

Preoccupante soprattutto per il mantenimento degli andamenti di crescita dei servizi pubblici ai quali il costante sviluppo dal dopoguerra aveva abituato i cittadini.

Unica alternativa per cercare di arginare questo degrado è l’unione delle forze.

E’ quindi estremamente importante la proposta che gli attuali amministratori di Ro e di Berra fanno alle loro popolazioni. Aiutare, cioè, un processo di fusione, sfruttando opportunamente normative nazionali e regionali che promuovono ed incentivano queste fusioni.

Certo dovranno essere i cittadini, attraverso un referendum popolare, a dire l’ultima parola.

Le fusioni di comuni, in generale, e anche nello specifico del nostro discorso, sono una bella sfida, da non sottovalutare, e senza illudere nessuno che si tratti di una sorta di bacchetta magica in

grado di risolvere tutti i problemi, ma l’organizzazione di una nuova struttura comunale, l’utilizzo più razionale di risorse umane e finanziarie, la collaborazione coi comuni limitrofi (anche in sinistra Po) attraverso tutte le forme previste dalla normativa, possono essere di grande aiuto per l’organizzazione di nuovi servizi.

Ma la sfida maggiore dovrebbe consistere in un processo di affermazione culturale sulla base della quale tutti i cittadini dovrebbero acquisire un profondo spirito di orgoglio per la nostra terra, di amor proprio per le origini comuni e per il futuro da preparare per i figli e i nipoti.

Una specie di “rinascimento qualitativo”, che, pur nella consapevolezza dell’impoverimento quantitativo, voglia lavorare per il rilancio del nostro territorio.

Per questo diventa indispensabile lo sforzo e l’impegno delle forze del lavoro e dell’impresa.

Da loro dovrebbe nascere un movimento per l’elaborazione di idee e di progetti da sottoporre alle forze politiche e sociali:

come bloccare il calo demografico, e magari invertirlo?

Come valorizzare l’insediamento o il mantenimento in loco di giovani famiglie?

Come garantire ai giovani un sistema scolastico e formativo in grado di preparare i cittadini del futuro e i lavoratori il più possibile legati alla produzione del loro territorio?

Come sviluppare i collegamenti materiali e immateriali per consentire a tutti, privati e imprese, un livello di qualità della vita e della produzione adeguato?

Come valorizzare ulteriormente le imprese produttive, a partire dal settore agricolo, e come favorirne l’espansione, e magari nuovi insediamenti?

Se la novità, anche psicologica, determinata dal lancio dell’idea di fusione fosse in grado di favorire l’elaborazione di queste domande, di veder nascere progetti su questi ed altri quesiti che il confronto sicuramente produrrebbe, se servisse a far scendere in campo forze nuove e i giovani bravi che sicuramente sono presenti, già di per sé sarebbe un grande successo.

Viceversa la rassegnazione e la depressione avrebbero il sopravvento.

Nel prossimo referendum i cittadini di Ro e di Berra dovranno scegliere fra queste due alternative.

Diego Cavallina

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com