“Anche dopo tanti anni di servizio, dobbiamo sapere e ricordarci che noi siamo dalla parte giusta, dalla parte del bene, una strada non sempre facile da perseguire ma importante per il pubblico bene”. È con questo breve e conciso discorso che il questore Antonio Sbordone ringrazia l’operato dei suoi uomini durante le celebrazioni di San Michele Arcangelo, patrono della polizia di Stato.
Per rendere onore al “guardiano contro le forze del male e difensore della giustizia”, si è tenuta questa mattina in Duomo la messa officiata dal vicario generale dell’Arcidiocesi di Ferrara monsignor Massimo Manservigi e concelebrata da don Piergiorgio Lupi che si augura che “San Michele possa suggerire al cuore di ciascuno di voi, dediti al vostro servizio per il bene dei cittadini e dello Stato, i modi giusti per toccare il cuore delle persone con fraternità, senza cedere mai alla violenza”.
Alla funzione hanno partecipato, oltre al personale della polizia di Stato e dell’amministrazione civile dell’Interno con i propri familiari, le autorità civili e militari della provincia, rappresentanze della locale sezione dell’associazione nazionale della polizia di Stato e di altre associazioni combattentistiche e d’Arma, nonché i congiunti di vittime del dovere e caduti in servizio.
Dopo la recita della preghiera a San Michele Arcangelo – “nostro celeste Patrono, che hai vinto gli spiriti ribelli, nemici della verità e della giustizia, rendi forti e generosi, nella reverenza e nell’adesione alla Legge del Signore, quanti la Patria ha chiamato ad assicurare concordia, onestà e pace tra i suoi cittadini, affinché, nel rispetto della legge, sia alimentato lo spirito di umana fraternità. Per questo, imploriamo dal tuo patrocinio rettitudine alle nostre menti, vigore ai nostri voleri, onestà agli affetti nostri per la serenità delle nostre case e per la dignità della nostra terra” – è intervenuto il questore per un brevissimo discorso di ringraziamento.
“È una ricorrenza importante che fa riflettere sull’immagine di San Michele che con la spada vince i demoni e schiaccia il serpente. Una immagine simbolica ma molto forte – commenta Sbordone – che non dobbiamo avere paura o vergogna di rievocare, considerandola qualcosa di lontana e retorica. È invece una bella immagine da coltivare nel nostro intimo perché ne abbiamo bisogno, credo che farà bene e ci aiuterà in un momento in cui talvolta prevale l’amarezza”.
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