Attualità
7 Agosto 2017
L'opinione. Dalla tragedia Bartolucci all'accoglienza migranti

Un popolo seduto sui propri alibi

di Ruggero Veronese | 3 min

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Siamo una società affamata di alibi, di pretesti collettivi per scaricare altrove la colpa dei nostri drammi e dei nostri fallimenti. Non riesco a spiegare altrimenti le reazioni dei ferraresi all’omicidio-suicidio messo in atto da Galeazzo Bartolucci, che riconducevano il gesto ai motivi più disparati: disinteresse degli enti pubblici al mondo dell’antiquariato, carenze assistenziali, scelte economiche del Comune, ma soprattutto il peso dell’accoglienza agli immigrati sul welfare locale.

I famigerati migranti economici, proprio loro. È anche colpa dei richiedenti asilo e del sistema che vi gravita attorno – sostengono più o meno apertamente tanti ferraresi – se è successo quello che è successo. Se Bartolucci ha ammazzato moglie e figlio per poi togliersi la vita. Poveretto, dicono, era disperato.

E che fosse disperato, per carità, non c’è alcun dubbio: possiamo solo mostrare pietà e rispetto per i drammi privati. Ma forse nella nostra società c’è qualcosa di profondamente sbagliato, se finiamo per mostrare più compassione verso un padre che per disperazione ammazza il proprio figlio, piuttosto che per le migliaia di padri che per disperazione caricano i propri figli su un barcone. Mi pare un modo di vedere le questioni profondamente contraddittorio, prima ancora che cinico. Stupido, prima che cattivo: forse è questa la cosa peggiore.

Questa nostra abitudine di buttare tutto – davvero tutto – nel calderone della cagnara politica si sta facendo sempre più controproducente e dannosa, perché deresponsabilizza tutta la società, fornisce un alibi politico per ogni errore privato, ci rende sempre più propensi alla lamentela che alla proposta.

Di fronte a ogni problema umano, dramma familiare o fallimento imprenditoriale potremo sempre prendercela con ‘la politica’, lo Stato o il Comune. E’ quello che sta facendo anche il Movimento 5 Stelle di Ferrara nel richiedere le dimissioni di Tagliani, mettendo nello stesso documento la tragedia dei Bartolucci, l’accoglienza agli immigrati e il nuovo regolamento comunale per l’ordine pubblico. Tutto fa brodo: fa più rumore una critica al momento giusto di una critica giusta, mentre la crisi economica ha reso ogni suicidio un occasione per attaccare i governi locali e nazionali, a prescindere dal caso specifico.

Poi, tanto, si sa come andrà a finire: tra una settimana la città avrà quasi smesso di parlare dell’omicidio Bartolucci, mentre le ennesime richieste di dimissioni a Tagliani saranno state protocollate e archiviate. Chi le ha scritte avrà fatto parlare un po’ di sé, raccolto qualche condivisione sui social e qualche consenso. Ciò che più preoccupa è l’eredità che verrà lasciata da questa stagione politica: un popolo seduto sui propri alibi e un’opposizione inconcludente e allarmista. Il contrario di ciò di cui una democrazia ha bisogno per tenere a freno abusi ed eccessi del potere.

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