Tresignana
27 Maggio 2017
Ieri l'udienza davanti al gup per la 'banda Lomasto' accusata di spaccio e furti. Sentenze a giugno

Il camorrista al pm: “Ha fatto un buon lavoro, complimenti”

di Daniele Oppo | 2 min

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Giuseppe Lomasto

“Non ho nulla da dire, dottore ha fatto un buon lavoro e le faccio i complimenti, quello che ha scritto è tutto giusto”. La dichiarazione di Giuseppe Lomasto – camorrista vicino al clan Licciardi – accusato di essere a capo di una pericolosa banda, con base a Tresigallo, dedica allo spaccio di droga, furti in abitazione e che aveva in mente anche rapine violente, racconta molto del successo dell’indagine effettuata dal pm Giuseppe Tittaferrante e dai carabinieri della Compagnia di Copparo, del Comando di Ferrara e della Stazione di Tresigallo.

Ieri mattina davanti al gup Monica Bighetti si è tenuta l’udienza a carico dei sette (sei per la verità) imputati: oltre a Lomasto senior anche i figli Francesco ed Emanuele, Maurizio Morra, Massimiliano Baldo e Raffaele D’Addio. Due di essi – Emanuele Lomasto e Baldo – hanno raggiunto un accordo con il pm per condanne rispettivamente a 2 anni e 4 mesi e 1 anno e 6 mesi di reclusione, entrambi senza condizionale. Accordo sul quale però ancora il giudice non si è espresso.

Convalidati gli arresti per la famiglia dedita a spaccio e rapine

Altri quattro imputati, Giuseppe e Francesco Lomasto, Morra e D’Addio – tutti rei confessi e con Lomasto senior che ha reso dichiarazioni spontanee, confessando di fatto dopo aver scelto di non rispondere durante tutto il procedimento -, hanno invece scelto la strada del rito abbreviato anche perché gravati da una recidiva aggravata. Le pene richieste dalla procura vanno da un massimo 3,6 anni per Giuseppe Lomasto (già incluso lo sconto di un terzo previsto per il rito) a 8 mesi per D’Addio, che con le sue dichiarazioni ai carabinieri ha reso possibile l’avvio delle indagini che hanno portato a stroncare le attività della banda a soli cinque mesi dal suo insediamento a Tresigallo. Indagini che hanno permesso di scoprire anche l’intenzione della banda di commettere rapine violente, tutte ‘sabotate’ dagli inquirenti per preservare l’incolumità degli ignari cittadini (e per questo non è stato possibile contestare neppure il tentativo), portando comunque a buon fine le indagini.

Per tutti la sentenza arriverà solo il 6 giugno, data a cui è stata aggiornata l’udienza, quando verrà discussa anche la posizione dell’ultima imputata, Halyna Yaichnyk, considerata la basista di alcuni furti: il suo avvocato aveva infatti chiesto un rinvio per un legittimo impedimento. Anche lei sceglierà la strada dell’abbreviato.

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