Attualità
7 Aprile 2017
Ottenuta la riassegnazione, ma l'incognita sfratto rimane. Il gestore: "Non trasloco, piuttosto chiudo l'attività"

La Siberiana è salva… per ora

di Elisa Fornasini | 2 min

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La Siberiana, per ora, è salva. La storica gelateria di viale IV Novembre, a rischio sfratto perché non risponde ai vincoli imposti dalla Soprintendenza per la sua ubicazione in una posizione di pregio come il sottomura, ha riottenuto la riassegnazione anche quest’anno. Ma è ancora presto per festeggiare con una granita o il frappè più famoso della città.

L’incognita del possibile trasloco rimane. Come annunciato dall’assessore al Commercio Roberto Serra durante la commissione consiliare sul regolamento per la concessione di aree pubbliche, è stata prevista la possibilità di ricollocazione per le attività che non rispettato i limiti delle Belle Arti, come il chiosco Al Pinguino, quello sul montagnone, i due rivenditori di frutta e verdura in viale Belvedere e ovviamente La Siberiana.

La questione, emersa nel 2011 con la conseguente mobilitazione dei tanti affezionati contrari al suo trasloco che hanno aperto la pagina Facebook “Salviamo La Siberiana”, che attualmente conta oltre 5mila membri, procede anche per vie legali. La lunga battaglia di ricorsi dovrebbe finire a giugno quanto è prevista l’ultima sentenza del Tar.

“Per ora siamo ancora lì e abbiamo già pagato per l’occupazione di suolo pubblico – fa sapere Francesco Malacarne, gestire trentennale della gelateria insieme a Gabriella e Mattia – ma nel caso l’ultimo ricorso ci desse torto, come tutti gli altri, credo che saremmo costretti ad andare via. E a chiudere tutto. Io ho 65 anni e non ho più l’età o la forza per demolire un chiosco già esistente e reinvestire tutto in un nuovo locale – rivela Malacarne -. Penso che staremo lì un altro paio d’anni e se poi dovessimo trasferirci, chiuderemo baracca”.

Un futuro addio a cuor leggero? “No, ma la Soprintendenza ha puntato i piedi. Almeno so di avere dalla mia parte i cittadini. I comitati della zona sono contenti della nostra presenza perché il quartiere è diventato problematico e il nostro presidio disincentiva le attività di spaccio, specie in estate quando c’è più movimento. Così la gente si sente più sicura. Il paradosso è che l’amministrazione vuole incentivare le attività commerciali in questa zona ma quelle che ci sono le cacciano via”.

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