Economia e Lavoro
2 Gennaio 2017
Tre misure per agevolare l'uscita dei lavoratori, chiude l'ex Commercio e Finanza di Napoli

Ecco cosa prevede l’accordo Carife-sindacati sugli esuberi

di Daniele Oppo | 5 min

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SEDE CARIFENei prossimi giorni i dipendenti Carife – dirigenti compresi – saranno chiamati ad approvare in assemblea l’accordo raggiunto da banca e sindacati sugli esuberi necessari per ‘aiutare’ l’offerta di acquisto da parte del gruppo Bper.

L’accordo di 11 pagine è stato sottoscritto durante l’ultimo incontro del 31 dicembre dall’ad Giovanni Capitanio e dalla delegazione sindacale composta da First-Cisl, Fabi, Fisac-Cgil, Ugl Crdito e Uilca-Uil. È arrivato dopo giorni di trattative scaturite dalla comunicazione con cui la banca estense ha sottolineato come sia “necessaria una rigorosa politica di riduzione strutturale dei costi complessivi, fra i quali va considerato il costo del personale” e ha comunicato l’esigenza “di ridurre il costo del lavoro di almeno il 50% attraverso una riduzione strutturale degli organici nella misura di almeno 400 risorse a livello di Gruppo Carife”.

L’accordo ha fatto scendere il numero degli esuberi da 400 a uno più flessibile che va da un minimo di 300 a un massimo di 350 (compresi i dirigenti, oltre i 15 che già hanno pattuito una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro), secondo il principio della volontarietà. La manifestazione di volontà da parte dei lavoratori andrà espressa entro e non oltre il 19 gennaio prossimo, sempre che l’assemblea dei lavoratori (prevista in settimana) approvi l’accordo sottoscritto dalle organizzazioni sindacali.

Tre sono i modi in cui banca e sindacati si sono accordati per arrivare alla riduzione degli organici, li esaminiamo più nel dettaglio.

Pensione anticipata. L’articolo 3 dell’accordo prevede che tutti i lavoratori – compresi i dirigenti – che matureranno il diritto alla pensione entro il 2022 potranno presentare domanda di accesso alle prestazioni straordinarie del Fondo si Solidarietà attraverso la sottoscrizione della richiesta di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con Nuova Carife, rinunciando al preavviso alla relativa indennità sostitutiva. Per loro la cessazione avverrà in un periodo compreso tra il primo aprile e fine anno. I sindacati dichiarano che, all’atto di verifica dell’applicazione dell’accordo, potrebbero prendere in considerazione anche le posizioni dei lavoratori che avranno maturato i requisiti per andare in pensione due anni dopo, ovvero dal 2024, mentre Carife si dichiara disponibile ad accollarsi il costo per il riscatto della laurea per chi ha già maturato i requisiti pensionistici per il 2022 e che potrebbe così anticipare la sua uscita dal lavoro.

Esodo incentivato. Chi non avrà diritto ad andare in pensione dal 2022 potrà comunque scegliere di abbandonare volontariamente la Carife, manifestando la sua volontà sempre entro il 19 gennaio prossimo. Qui però ci sarà un incentivo economico per l’uscita: il riconoscimento di un’integrazione al Tfr pari a 48 mensilità (ovvero quattro anni), calcolata sulla retribuzione lorda annua. “Per i dirigenti ed il ‘personale più rilevante’ aziendalmente – così recita il testo dell’accordo – […] l’incentivo potrà superare l’importo corrispondente al costo dell’indennità di preavviso dovuta in caso di risoluzione del rapporto da parte dell’Azienda maggiorato di 100.000 euro lordi”.

Incentivi per chi non si opporrà al licenziamento collettivo. L’accordo prevede anche un piano di ‘tutela’ per quei lavoratori che non matureranno i requisiti per la pensione entro il 2022 e che comunque non vogliano accettare una risoluzione del contratto seppure incentivata. In questo caso di dipendenti Carife, per avere qualche beneficio, dovranno però rinunciare espressamente alla volontà di opporsi all’eventuale procedura di licenziamento collettivo. Accettando questa soluzione (sempre entro il 19 gennaio), i lavoratori licenziati potranno accedere al Fondo Emergenziale del Fondo di Solidarietà e riceveranno un’indennità sostitutiva del preavviso pari a una mensilità più una somma lorda omnicomprensiva a titolo di integrazione Tfr “e quale corrispettivo alla non opposizione al licenziamento”, pari a 40 mensilità (in aggiunta al trattamento di fine rapporto già maturato).

Mantenimento dei rapporti bancari con la Carife. Gli ultimi due gruppi di lavoratori considerati dall’accordo (dunque ad esclusione di chi accetterà il prepensionamento) potranno mantenere le condizioni bancarie e creditizie in vigore per il personale in servizio per un periodo di due anni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, fatta eccezione per i mutui ipotecari stipulati con la Carife che rimarranno invece in essere per tutta la durata prevista, sempre che venga mantenuto il conto corrente con la banca. “La Banca – si legge nell’accordo – valuterà altresì la richiesta di moratoria sui mutui (capitale e interessi), fino a 24 mesi, che provenga dai suddetti dipendenti per situazione economiche che richiedano particolare attenzione”. Chi verrà accompagnato alla pensione invece manterrà tutte le condizioni bancarie e creditizie in vigore per il personale in servizio finché rimarrà nel Fondo di Solidarietà, poi verranno applicate le condizioni vigenti per gli ex dipendenti pensionati (ad esclusione di mutui e finanziamenti dove rimarranno valide le condizioni di sottoscrizione).

La fase di verifica. Le parti si sono date appuntamento al 23 gennaio, ovvero quattro giorni dopo il termine ultimo per i lavoratori per aderire alle diverse offerte di Carife, per valutare la situazione. Per quella data, secondo le richieste della banca, le adesioni “dovranno ammontare […] almeno a 300, condizione che appare imprescindibile per favorire la cessione dell’Azienda stessa”.

In questa fase, se le adesioni saranno 300 o più ma meno dell’obiettivo 350, le parti dovranno trovare un accordo ulteriore per raggiungere “un’equivalenza sostanziale rispetto all’obiettivo […] inteso come obiettivo numerico full time equivalent da conseguire attraverso ulteriori misure da valturarsi”. Se ci saranno domande in eccesso, cioè più di 350, l’azienda “si riserva di valutare l’accoglimento delle domande in eccedenza sulla base della maggiore anzianità anagrafica”.

L’ex Commercio e Finanza di Napoli verrà chiusa definitivamente. Passa quasi in sordina, come dichiarazione dell’azienda a margine dell’articolo 9 dell’accordo, ma la Nuova Carife procederà finalmente alla chiusura definitiva della sede di Napoli, quella che una volta era la società di leasing “Commercio e Finanza”, incorporata nel luglio scorso. “Ne consegue – afferma la Carife – che i lavoratori attualmente assegnati a quella sede verranno trasferiti in una diversa area territoriale”.

L’infografica sottostante riassume schematicamente i dettagli dell’accordo.

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