Scrivere una frase di Papa Francesco è un reato?
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Vai in giro per il mondo e parli – che dico, parli? Impapocchi, balbetti, ciancichi – un inglese da terza elementare: e quando te lo fanno notare, fai spallucce, ridacchi, te ne freghi.
I giornalisti stranieri faticano a trattenere le risa, si piegano dietro le sedie per asciugarsi le lacrime agli occhi, e tu niente: sapere le lingue è roba da intellettuali, professori, gente che ha studiato, e tu quelli che hanno studiato li prendi a calci in culo (per metafora).
Poi fai le convention e le leopolde, e chiedi cos’è quella canzone che ti piace tanto – no, non quella che fa du-du-du-du, quella in testa alle classifiche, che tu sei un vincente e ti piacciono solo i vincenti (è importante che cosa dice, quella canzone? No che non è importante, l’importante è che venda tanto). E così la fai suonare (pagando i diritti SIAE, tieni a precisare), che fa audience.
E quando arrivi alla stretta finale del referendum, quando avresti potuto dare ascolto a quelli che ne sanno più di te (non ci vuole molto: ti sei sempre vantato di essere andato male a scuola, gli insegnanti ti ringraziano per l’esempio educativo che dai), hai il colpo di genio, quello che ti doveva far vincere da solo, perché il mezzo è il messaggio, che non sai cosa significa, ma l’hai letto su un libro che credi di aver capito (invece no, non l’hai capito, ma che te lo dico a fare?): quel gruppo lì, quello famoso, quello della canzone che fa pa-pa-pa-pa-pa-pa-para-papà-pa-pa coi violini, quella dei Coldplay, quella: Viva la vida!
Ti trovi uno zerbino vestito da conduttore televisivo, gli dici di invitarli, quelli lì, i coòlplei, gli dici di farli cantare subito prima di te, non importa se ce ne sono solo due, bastano quelli. E poi entri in studio tu, e dici: “sto pensando a tutte le canzoni che gli abbiamo utilizzato [sic] per le iniziative politiche, le compagne elettorali… Funzionano bene alla fine: tanto parlano latino…”
Vedi, Matteo: Viva la vida non è latino, è spagnolo. Che te lo dico a fare? Tanto tu le parole non le sai, che te ne frega di quel che dice quella canzone in latino? Basta che sia in testa alle classifiche: non importa che sia vero, importa che funzioni, no? (anche questo l’hai letto su un libro, però questa l’avevi capita).
Ecco, Matteo, ora che hai del tempo libero – lo spero per te, ma soprattutto per noi –, due giorni alla settimana apri un libro e impara non dico le lingue, ma almeno una, l’inglese. Così scopri cosa dicono le canzoni che facevi suonare alle tue iniziative, mentre salivi sul palco: che a non saperlo, capita che senza volerlo attiri la sfiga, come la merda con le mosche.
Viva la vida, per dire, dice questo:
Una volta ero il re del mondo
I mari si sarebbero aperti a un mio segnale
Ora dormo da solo al mattino
Spazzo le strade che una volta erano mieUna volta ero io che gettavo i dadi
Sentivo la paura negli occhi dei nemici
Ascoltavo la folla che avrebbe cantato:
“Il vecchio re è morto! Lunga vita al re!”
Un attimo prima avevo la chiave in mano
Quello dopo le mura si sono chiuse su di me
E ho scoperto che i miei castelli erano fondati
Su pilastri di sale e di sabbiaSento le campane di Gerusalemme suonare
I cori della cavalleria dei Romani cantare
“Siate il mio specchio, la mia spada e il mio scudo
I miei missionari in terra straniera”
Per un qualche motivo che non riesco a spiegare
Dopo che ve ne siete andati non c’è mai più stata,
Mai più una parola onesta
E questo era quando ero il padrone del mondoC’era un vento cattivo e feroce
che abbatteva le porte per farmi entrare
finestre in frantumi, tamburi rullavanti
Le gente non riusciva a credere cosa sarei diventatoI rivoluzionari aspettano
la mia testa su un piatto d’argento
Sono solo un pupazzo appeso a una corda
Chi mai vorrebbe diventare re?Sento le campane di Gerusalemme suonare
I cori della cavalleria dei Romani cantare
Siate il mio specchio, la mia spada e il mio scudo
I miei missionari in terra straniera
Per un qualche motivo che non riesco a spiegare
So che San Pietro non chiamerà il mio nome
Mai una parola onesta
Ma questo era quando ero il padrone del mondo
Buona notte, Matteo: e buona fortuna…
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