“È andata male, molto male”. Usano le stesse parole Samuele Lodi, segretario della Fiom-Cgil di Ferrara e Nicola Rossi, sindaco di Copparo, per descrivere l’incontro al Mise sulla Berco.
Una fumata nerissima quella che arriva da Roma, dove davanti al sottosegretario allo Sviluppo economico Teresa Bellanova azienda (c’era l’ad Sven Arendi, accompagnato da un avvocato), sindacati e istituzioni locali Emiliane e Venete (c’erano anche l’assessore regionale Palma Costi e quella comunale Caterina Ferri) si è aperto un tavolo di trattativa sulla procedura di mobilità che, se rimanesse tale, porterebbe al licenziamento di 331 lavoratori a Copparo e 34 a Castelfranco Veneto.
“L’incontro è andato male – spiega Samuele Lodi – ma noi ne usciamo rafforzati perché tutte le istituzioni presenti hanno sostenuto la nostra posizione. La viceministro ha definito ‘inspiegabile’ la posizione della Berco”. Posizione che si è concretizzata in un secco no alla richiesta di fermare, almeno temporaneamente, la mobilità pur nella disponibilità a trattare.
“Abbiamo chiesto il ritiro della procedura – afferma ancora il segretario della Fiom – per valutare la possibilità di utilizzare gli ammortizzatori sociali, l’assessore Costi ha sottolineato la validità delle nostre richieste ma la Berco ha detto che non ritirerà né sospenderà la procedura. Giovedì faremo l’esame congiunto azienda-sindacati, che è un’incontro formale, ma se non ci saranno novità durerà cinque minuti”.
I sindacati intanto annunciano il via allo sciopero totale, almeno fino a giovedì e anche a oltranza se non ci saranno buone notizie.
“La non disponibilità dell’azienda è stato un atteggiamento imbarazzante di fronte alla disponibilità di tutti”, sottolinea Nicola Rossi, “Sarebbe bastato poco per rasserenare gli animi, prendere un po’ di tempo e ragionare. Anche il Governo si è molto alterato per questo atteggiamento. Evidentemente – commenta il sindaco di Copparo – o c’è dell’incapacità o non c’è la volontà e questo non va bene. Noi comunque non abbandoniamo la cosa qui”.
Per Caterina Ferri, quello dell’azienda è stato “un atteggiamento incredibile, ci si aspettava che almeno si valutasse una pausa di riflessione, invece c’è stata totale chiusura, ma andare allo scontro non aiuta nessuno”. La Berco, riporta l’assessore comunale, “ha esposto le difficoltà dell’azienda, che ci sono, con chiusure di stabilimenti in Inghilterra, Usa e Cina, la riduzione del 50% in Brasile. Ma anche il viceministro, come i sindacati, hanno chiesto di ritirare dal tavolo la pistola carica dei licenziamenti e poi valutare delle vie d’uscita mostrando molta disponibilità, invece c’è stata solo una chiusura totale: sì alla trattativa ma nell’ambito della procedura di mobilità già aperta”.
Rossi, Ferri e il presidente della Provincia Tiziano Tagliani, hanno rilasciato anche un comunicato congiunto a seguito dell’incontro al Mise: “Esprimiamo ancora una volta la massima solidarietà e vicinanza ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali, per l’inizio di un percorso che si preannuncia difficoltoso e complicato a causa della posizione di totale chiusura da parte dell’azienda – si legge nella nota -. È del tutto inconcepibile che, davanti alle reiterate offerte di dialogo e di confronto delle parti sindacali, subordinate alla richiesta di ritirare la procedura di licenziamento di 365 lavoratori adottata unilateralmente dall’azienda, e davanti all’invito chiaro della viceministro Bellanova e dell’assessore Costi a sgomberare il tavolo da ogni azione adottata, per ripartire con una trattativa seria e concreta, l’azienda abbia risposto opponendo un secco rifiuto, rendendo di fatto inutile il prosieguo della discussione. Come amministratori locali non faremo mancare il nostro supporto, mettendo in campo tutte le azioni che possano favorire una ripresa del confronto, e sollecitando il Governo affinché sostenga strumenti adeguati al rilancio di un territorio che necessita di un’attenzione particolare, per non disperdere il patrimonio di professionalità e ricchezza industriale costruito negli anni”.
“Dalla riunione odierna – afferma Guglielmo Gambardella della Uilm-Uil – non è ancora emersa una idea chiara di sviluppo che la proprietà è in condizione di porre in essere. È evidente che il piano industriale su cui è stato basato l’accordo del 8 agosto 2013 non ha raggiunto gli obiettivi prefissati. Si rende necessario, quindi, analizzare ciò che non ha funzionato in quel piano, approfondendo in modo specifico le problematiche della Thyssen Berco per riuscire a trovare le adeguate soluzioni. Perché una cosa è certa: le cose così come sono proprio non vanno. Il ministero dello Sviluppo economico, a nostro giudizio, deve convocare la direzione Thyssenkrupp e occorre agire affinché sia ritirata la procedura di mobilità per tutti i lavoratori interessati”.
Su quanto accaduto intervengono anche il Partito Democratico: “La posizione assunta dai vertici Berco è assolutamente inconcepibile oltreché inaccettabile. Nel suo voler evitare la discussione – affermano Vitellio e Tracchi, rispettivamente segretario provinciale e comunale – Berco assume un atteggiamento grave. Ci permettiamo di ricordare inoltre che, se l’azienda ha potuto negli anni prosperare sino a diventare un player mondiale di eccellenza nel suo mercato, è stato grazie a sacrifici importanti di questa comunità e a numerosi investimenti sostenuti dal gruppo stesso a cui si sono aggiunti quelli delle Istituzioni nazionali e territoriali. Queste ultime non sono mai mancate all’appello quando il loro ruolo è stato ritenuto necessario. Ci teniamo a precisarlo a un management che oggi pretende di trattare senza concedere alcuno spazio agli interlocutori escludendo l’utilizzo di ammortizzatori sociali e che vuole tirare dritto verso i licenziamenti”.
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