Cronaca
7 Settembre 2016
Un medico accusato dal presidente dell'ordine: avrebbe cercato di pilotare le elezioni nel 2014 sfruttando una questione famigliare

Pressioni su Di Lascio per ritirare la candidatura: in cambio il silenzio sul figlio

di Ruggero Veronese | 3 min

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SAMSUNG DIGITAL CAMERACi furono pressioni indebite sul presidente dell’Ordine dei Medici, Bruno Di Lascio, perchè ritirasse la propria candidatura durante l’ultimo rinnovo delle cariche? È quanto sostiene lo stesso Di Lascio, ieri nelle vesti di parte civile nel processo che si è aperto contro il medico ferrarese Paolo Droghetti, accusato di violenza privata.

Un processo che dovrà fare assoluta chiarezza sulle elezioni interne all’ordine che nel novembre 2014 portarono alla riconferma di Di Lascio, alla guida della lista Dignità Medica che si era affermata anche nelle cinque tornate precedenti. Ma cosa accadde prima dell’appuntamento col voto? L’accusa lanciata dal presidente dell’ordine, se confermata in giudizio, potrebbe rivelare un retroscena inedito: Di Lascio avrebbe infatti ricevuto pressioni indebite da parte di Droghetti per ritirare la candidatura. E in cambio il medico ferrarese gli avrebbe promesso il proprio silenzio riguardo a un’imbarazzante questione famigliare, destinata comunque a diventare di dominio pubblico l’anno successivo: la revoca al figlio Federico del diploma in medicina generale conseguito in Sicilia.

Una questione che tuttora tiene banco tra ricorsi e controricorsi da entrambe le parti: Di Lascio ‘junior’ infatti era contemporaneamente guardia medica in una casa di cura ferrarese mentre risultava iscritto al corso triennale in Sicilia, che prevedeva l’obbligo di frequenza e l’assoluta incompatibilità con altre attività professionali. Per questo motivo all’inizio del 2015 la Regione Sicilia gli revocò il diploma, provvedimento recepito poche settimane dopo anche dall’Emilia-Romagna che fece decadere la licenza per un ambulatorio privato a Voghiera. Nell’aprile di quest’anno un nuovo colpo di scena: il Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia dà torto al Tar e accoglie il ricorso del medico ferrarese, che ottiene nuovamente titolo professionale e licenza ambulatoriale. Ma le vicende giudiziarie e disciplinari non sono ancora terminate e non sono esclusi nuovi ribaltamenti di fronte.

Questo lo scenario su cui si basavano le pressioni indebite che Di Lascio ‘senior’ avrebbe ricevuto da Droghetti nel 2014, nelle settimane precedenti alla propria rielezione. La vicenda relativa al figlio non era infatti ancora emersa e verrà resa pubblica solo nel gennaio 2015, con la pubblicazione delle delibere Ausl relative alla revoca della licenza. Quel che accadde dopo, almeno negli atti formali, è cosa nota: Di Lascio si ricandidò comunque vincendo le elezioni, mentre Droghetti non risulta essere stato in corsa né come suo rivale diretto né per altre cariche minori. L’avvocato dell’imputato, Marco Linguerri, si mostra sereno dopo la prima udienza filtro: “Droghetti non ha mai fatto ciò di cui viene accusato e lo dimostreremo in maniera chiara e univoca nel corso del dibattimento. Si tratta di una strumentalizzazione di alcune frasi e di un comportamento che non ha nulla a che fare con gli aspetti penali che gli vengono contestati. Droghetti non ha mai avuto motivo di minacciare il presidente Di Lascio: non è mai stato interessato alle questioni interne all’Ordine dei Medici né tanto meno ha pensato di candidarsi di persona”.

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