Fiamma Olimpica. Tutte le tappe del percorso ferrarese
Conto alla rovescia per l'arrivo della Fiamma Olimpica a Ferrara, e a poco meno di un mese dalla tappa cittadina prende forma il tracciato lungo il quale i 43 tedofori si "passeranno" la fiamma
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(foto di Alessandro Castaldi)
“Save a soul mission”. Salvare un’anima attraverso la musica, come recita la grancassa appesa sullo sfondo, è l’obiettivo di Glen Hansard che raggiunge il suo scopo anche a Ferrara sotto le Stelle. E lo fa in maniera stupefacente. Non ci sono altri aggettivi per spiegare la meraviglia di ascoltare il cantautore irlandese dal vivo, in una cornice intima e profonda come quella del cortile del Castello Estense.
Una vera e propria sorpresa che non ci si aspetta da un ‘tranquillo’ songwriter che ha iniziato a suonare sulle strade di Dublino a soli 13 anni. Dalla vita da busker a quella di attore (lo potete vedere in “The Commitments” e “Once” con cui si aggiudica l’Oscar per la colonna sonora, ndr), si è ritrovato a cavalcare i palcoscenici di tutto il mondo, conquistandosi il paragone con il suo idolo Bob Dylan. Merito dei testi e delle melodie delle sue canzoni che cullano il pubblico quasi come una ninna nanna, risvegliata poi dagli arpeggi tipici del folk irlandese.
Il concerto, andato in scena ieri sera con apertura affidata all’irish duo The Lost Brothers, scorre veloce nonostante le due ore e mezza di puro spettacolo. La situazione è talmente raccolta che Hansard si concede di iniziare a cantare a cappella, per la gioia di tutti i suoi fan giovani e meno giovani che seguono la performance applaudendo a ogni canzone e fischiettando i motivetti. Insomma, la pace dei sensi.
Protagonista della serata è stato “Didn’t He Ramble”, il suo ultimo e acclamato album candidato ai Grammy, ma non sono mancate le interpretazioni dei brani che lo hanno reso uno dei musicisti irlandesi più apprezzati a livello internazionale, già dai tempi in cui era frontman dei Frames e metà degli Swell Season.
Il cantautore, accompagnato da una orchestrina in cui spiccano i fiati, comincia proprio dal suo ultimo lavoro con Grace beneath the pines, Winning streak, Just to be the one e My little ruin, dedicata a un suo amico, probabilmente Jason Molina, che si è ‘perso’ in vizi difficili da combattere. Un tuffo nel passato, al suo primo disco da solista intitolato “Rhythm and Repose” del 2012, con Bird of sorrow, Philander, Maybe not tonight e la struggente Love don’t leave me waiting.
La serata si fa ancora più calda quando si mette al pianoforte per McCormack’s wall, “scritta per chiedere scusa a una mia amica dopo una ubriacatura lunga tre giorni” rivela ai presenti, che ridono prima di agitare mani e piedi quando intona Lowly Deserter, Wedding ring e This gift.
Se i momenti cover sono stati molto apprezzati, tra cui Astral weeks di Van Morrison e Where is my mind dei Pixies, il culmine in puro stile irlandese si è raggiunto proprio con i pezzi tratti dal film Once: impossibile non emozionarsi di fronte a When your mind’s made up, Say it to me now e la toccante Falling slowly, che gli è valso l’Oscar, proposta in una inimitabile versione a cappella, quasi sussurrata.
“Grazie mille per questa bellissima notte in questo posto meraviglioso: mi sento un re” dichiara Glen Hansard prima di salutare il pubblico di Ferrara sotto le Stelle con le ultime due canzoni in scaletta, Stay the road ed Her Mercy, e un simpatico siparietto con i conterranei Lost Brothers che hanno intonato Bella ciao.
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