Cronaca
24 Giugno 2016
A novembre via al processo nei confronti di Riccardo Schincaglia

Rinvio a giudizio per il commercialista che defraudò 50 clienti

di Daniele Oppo | 3 min

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indexIn udienza è apparso piuttosto sereno ma per Riccardo Schincaglia, commercialista accusato di aver defraudato più di 50 clienti, oltre allo Stato, è arrivato il rinvio a giudizio deciso dal gip Piera Tassoni.

Giovedì mattina nell’Aula A del tribunale di Ferrara circa una ventina di avvocati delle parti civili hanno atteso la decisione del giudice dopo le numerose eccezioni sollevate dal difensore di Schincaglia per cercare di chiudere lì il procedimento. In particolare è stato sollevata l’eccezione di nullità per il capo d’imputazione così come modificato dalla procura (in udienza c’era il sostituto Stefano Longhi, l’indagine è però passata nelle mani della pm Patrizia Castaldini dopo l’approdo di Nicola Proto a Bologna) su richiesta del gip, considerato troppo generico per quanto riguarda la truffa ai danni dello Stato. Eccezioni di nullità anche per quanto riguarda il capo 2 bis per omesse dichiarazioni e versamento dei tributi, secondo il legale assorbito nel capo 2. Altra eccezione è stata quella sull’intervenuta prescrizione per le contestazioni sulle omesse dichiarazioni, occultamento, distrazione e infedele tenuta delle scritture contabili. Ma il giudice le ha respinte tutte e disposto il rinvio a giudizio.

“Ora le cose stanno andando come dovrebbero, durante la scorsa udienza eravamo un po’ abbattuti perché sembrava che stessa cadendo tutto”, afferma l’avvocato Saverio Stano, che rappresenta una delle parti civili e una delle chiavi che ha portato all’apertura dell’indagine contro il commercialista. Amico di Schincaglia, che aveva visto crescere vicino a casa, accettò di sostituire la madre di quest’ultimo come socio della Eta Beta, società del commercialista. Fino a scoprire – grazie all’arrivo di inspiegabili multe a delle auto delle società – che non era affatto socio di minoranza, ma legale rappresentate della società. A cascata arrivarono poi gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate che fecero scattare le prime denunce. Nel frattempo l’uomo dovette affrontare diversi guai giudiziari per questa vicenda, tutti conclusisi con la sua assoluzione. Alla vicenda si aggiunsero gli accertamenti verso gli altri clienti di Schincaglia, tra i quali l’artigiano 48enne di Porotto che si suicidò  dopo aver ricevuto la cartella esattoriale per 80mila euro di tasse non pagate.

Soddisfazione anche per i due clienti rappresentati dall’avvocato Emiliano Mancino, fra i primi a sporgere denuncia: “Si sentono un po’ meno soli – racconta il legale -, dopo la scorsa udienza erano usciti un po’ dubbiosi”. Loro hanno lasciato per strada 156mila euro il primo e 45mila euro il secondo a fronte di 50mila euro totali consegnati al commercialista per i versamenti di contributi, tasse e imposte.

Per il commercialista l’accusa è anche quella di appropriazione indebita di poco meno di 500mila euro in un periodo che va dal 2008 al 2013 tramite la falsificazione delle scritture contabili di ben 52 parti offese. Il processo inizierà a novembre davanti al giudice Debora Landolfi.

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