Attualità
17 Maggio 2016
Il report realizzato con l'aiuto degli studenti Unife testimonia gli abusi subiti da Rachid Assarag

Violenze in carcere, dossier choc degli studenti Unife

di Elisa Fornasini | 3 min

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fabio anselmoPicchiato ripetutamente dagli agenti di polizia penitenziaria, lasciato nudo in cella e senza acqua per tre giorni. Sono solo alcuni dei presunti abusi subiti da Rachid Assarag nel carcere di Parma e raccolti in un corposo report che elenca le registrazioni fatte dallo stesso detenuto nel 2010, nel suo anno di reclusione nella prigione emiliana.

Il dossier con gli audio choc, resi pubblici dall’avvocato difensore Fabio Anselmo per dimostrare i soprusi subiti dal suo assistito ed evitare l’archiviazione chiesta dal pm, è stato realizzato con l’aiuto di un gruppo di studenti della facoltà di Giurisprudenza di Unife.

I cinque studenti iscritti al corso di Clinica Legale – Jacopo da Villa, Elisa Garbellini, Alessia Sacchetti, Giuliana Messina e Michele Tondello – hanno studiato il fascicolo dal punto di vista giuridico, hanno ascoltato tutte le registrazioni e incrociato le trascrizioni con le relazioni di servizio redatte dalla polizia penitenziaria.

“Un lavoro complesso e un incrocio enorme di dati a cui i ragazzi hanno riposto con impegno, sono stati bravissimi” commenta Anselmo. Ma più che sulla bravura degli studenti ferraresi, il report fa riflettere sulla situazione carceraria dove sembrano vigere regole non scritte di punizione molto più dure della stessa detenzione.

Il registratore nascosto del detenuto segna tutto, anche le conversazioni rubate di agenti penitenziari che ammettevano le violenze dietro le sbarre. Ma c’è anche la voce di medici e operatori sociali che conoscono tutto ma non dicono niente perché “dentro il carcere funziona così – spiega una psicologa ‘catturata’ dal micro registratore -, le regole vengono fatte dagli assistenti, dal capo delle guardie, c’è una copertura reciproca – diciamo – una specie di solidarietà reciproca tollerata”. Un altro agente penitenziario asseriva: “Se io devo fare la regola della giustizia, facevo il magistrato […] spero che rimettano le torture, mi propongo io come boia”.

Una testimonianza dura e cruda finita sul banco del gip per evitare l’archiviazione chiesta dal pm che aveva liquidato il caso come “notizia di reato non precisa” e gli episodi documentati come “lezioni di vita carceraria”.

“Questa inchiesta non può essere archiviata o ignorata dagli organi di controllo dell’Ue – afferma con fermezza l’avvocato Anselmo – perché è una palese violazione della Corte europea dei diritti dell’uomo che garantisce un equo processo. Se si vuole garantire trasparenza, servono indagini che non si basino sulle relazioni di servizio redatte dallo stesso personale sotto indagine. Poi spetterà al gip decidere se si tratta di tortura”.

La prossima udienza, in cui ci sarà sotto esame anche il documento preparato con la collaborazione degli studenti di Unife, è fissata al 28 giugno. Ma non finisce qui. “Stiamo facendo un lavoro analogo su Prato e Firenze (altri due carceri dove è stato rinchiuso Assarag, ndr), dove sono stati registrati episodi analoghi”. Si prospettano intense ore di trascrizioni per gli studenti ferraresi in cerca di giustizia.

Il report delle registrazioni nel carcere di Parma

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