Spettacoli
18 Dicembre 2015
Il frontman degli Zen Circus chiude gli Indie Thursday. La rassegna live torna nel 2016

Appino, una ‘rockstar’ al Renfe

di Elisa Fornasini | 3 min

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“Compagna di niente ti va di culo che non so cantare, se l’avessi saputo fare non me ne stavo mica qui a bere ma su di un palco con le luci tutte ben puntate, la gente con la bocca aperta ascolta le mie note…”. Eppure sa cantare, è su un palco e il pubblico lo ascolta rapito. È una “Rockstar”, come recita il titolo del primo singolo estratto dal suo secondo album da solista. Stiamo parlando di Appino, cantautore toscano noto per essere il frontman degli Zen Circus, che giovedì sera ha presentato il disco “Grande raccordo animale” al Renfe per l’ultimo appuntamento targato Indie Thursday.

L’ultima volta che Appino ha suonato al circolo Arci di via Bologna era con gli Zen nel 2007. Dopo otto anni, il cantante deve molto alla nostra terra. “A pochi chilometri da qui è nato tutto, provavamo i brani di Villa Inferno in uno studio-sala prove ferrarese, era il Nhq” ricorda il compositore che questa volta torna a esibirsi nella città estense in veste da solista. Come già fece per il concerto in ricordo di Aldrovandi nel 2013, anno in cui uscì l’album “Il testamento”. L’omonima canzone, un inno alla libertà di scelta “perché infondo è l’unica cosa che rende questa vita almeno dignitosa”, è stata tenuta come finale da pelle d’oca. Per un concerto partito comunque con lo spirito giusto.

Dopo l’esibizione della band di apertura – i Nu Bohemien che per l’occasione hanno presentato in anteprima il loro ultimo disco “La nostra piccola guerra quotidiana” in uscita nel 2016 – verso le 23.30 è salito sul palco Appino accompagnato dal “maestro” Pellegrini. La prima traccia proposta al pubblico è “Grande raccordo animale” a cui segue un’energica “orchestrina africana” con le percussioni per poi tornare alle chitarre per “Che il lupo cattivo vegli su di te”. Dopo il brano “1983” dedicato alla sua famiglia arriva il momento che lui chiama “terapia”. Fa sedere tutti per terra, lui insieme a loro, e si butta direttamente tra le braccia dei fan per cantare “I giorni della merla”.

Il siparietto in mezzo al pubblico crea un’atmosfera ancora più intima. La situazione giusta per proporre “Ulisse”, “Tropico del Cancro”, “L’isola di utopia”, “Il lavoro mobilita l’uomo”, “Linea guida generale” e “Passaporto”. Gran chiusura con “Rockstar” e “Il testamento”. Sempre con gli occhi chiusi, sempre con la chitarra in mano. Chi gli ha permesso di rimbracciarla al Renfe è l’Officina Meca che ha ripreso la tradizione degli storici giovedì indie per organizzare una nuova rassegna live. Si tratta di Livio Lafratta e Diego Franchini che credono ancora nella musica indipendente a pagamento. “La stagione è andata bene, abbiamo avuto una risposta positiva ma graduale arrivando fino a 70 partecipanti paganti – rendicontano i due ragazzi -. Dopo anni di ingresso gratuito finalmente il pubblico diventa pagante e vuole uno spettacolo di un certo livello; una sfida che portiamo avanti con biglietti d’ingresso relativamente bassi, dai 5 ai 10 euro”.

“In questi primi quattro appuntamenti abbiamo cercato di proporre una rosa completa di generi musicali: dal post rock dei Management del dolore post operatorio all’indie pop di Tommaso Paradiso, dal rock psichedelico degli C+C=Maxigross al cantautorato di Appino” spiegano gli organizzatori che stanno già lavorando alla prossima programmazione. “Dopo un mese di stop, la stagione dovrebbe riprendere a febbraio coinvolgendo artisti di stili differenti e più hype rispetto a quelli proposti finora” anticipa Lafratta anche se i nomi sono ancora top secret. “Non possiamo rivelare i prossimi ospiti perché siamo ancora in attesa di conferma, ma saranno artisti più di moda in questo momento. La volontà di proporre maggiori appuntamenti c’è: se la risposta del pubblico diventerà ancora più positiva si può pensare di far tornare gli Indie Thursday una tradizione del circolo Arci”.

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