Questa notte, cercando di dormire nonostante la luna prepotente illuminasse la mia stanza, sono stata infastidita dal pensiero di un’unica sola forza in grado di decidere il destino dell’umanità.
La Natura
Passati il sonno e il fastidio, di fronte al Suo mistero e alla Sua disarmante bellezza, che può trasformarsi in tragica violenza quando meno ce lo aspettiamo, ho trovato l’inutilità delle guerre e la stupidità delle esplosioni che non siano causate da vulcani che ribollono di vita.
Ogni donna, ogni uomo (non importa se di Parigi, al-Raqqa, Ankara, Mosca, Washington o Ferrara, se musulman*, cristian* o induista) dovrebbe arrendersi davanti al risplendere ineluttabile della luna, tenersi stretta la vita che ha, spegnere i motori e iniziare a pedalare, deporre le armi e smettere di pregare qualsiasi divinità lo conduca a prevalere su un altro essere umano.
Quello di una vita condotta al passo con i ritmi della terra, nel rispetto delle sue risorse, abbandonando qualsiasi credo che presupponga la violazione dei diritti umani è un pensiero alto, utopistico ed evidentemente troppo elementare, se si tiene conto del disordine internazionale. Eppure più leggo i quotidiani, più cerco di districarmi nelle ricostruzioni geopolitiche e storiche degli ultimi decenni, più mi sembra indispensabile parlare di pace, sforzarsi di limitare il proprio impatto sull’ambiente, guardare l’altro con rispetto e accoglienza, uscire in strada, vivere le periferie e i loro abitanti, ascoltare le ragioni dell’estraneo, chiedergli cosa pensa della luna.