Carissimi Amici Lettori. Stavolta ho proposto un racconto “Ferrarese”, ma non in dialetto, in quanto raccolta nel nostro territorio e con protagonista un concittadino. E’ una storia vera che ho raccolto alcuni anni or sono. Tornerò a proporvi cose dialettali mie e di altri, se mi sarà concesso, prossimamente!
Buona lettura. Maurizio
L’AUTISTA DI ROMMEL
Sono disteso su uno sdraio, davanti al mare dei Lidi Ferraresi, o Comacchiesi, come preferite!
L’aria è fresca e profumata di salsedine; è sera, il momento della giornata che preferisco. C’è poca gente che passeggia vicino all’acqua. Qualche coppia, alcuni anziani e maratoneti, o presunti tali!
Vicino a me c’è il Carlo S. un anziano signore col quale all’imbrunire, rimango piacevolmente a conversare del più e del meno, come succede in tante contingenze eguali nei periodi estivi.
È il signor Carlo, ex noleggiatore di auto nel centro storico della vecchia Ferrara del periodo a cavallo dell’ultima Guerra Mondiale, è rimasto vedovo da pochi mesi, ho intuito che la ferita è profonda da risanare; con le mie chiacchiere, spero di sollevarlo un po’ del malessere che gli leggo negli occhi, e che mi crea come un non so ché di disagio, forse dovuto al fatto che la persona è assolutamente educata e di maniere molto garbate.
L’arenile alla nostra destra è molto vasto, probabilmente qualche centinaio di metri. Così, per scherzare, provo a raccontargli la storiella della spiaggia più grande del Mondo: il deserto del Sahara. Non è certamente una delle migliori, e non intendo farlo sbellicare dalle risate, ma vederlo rabbuiarsi come se avessi raccontato chissà ché d’offensivo, mi fa sentire a disagio e cerco di scusarmi in qualche modo:
-Scusi Carlo, se ho detto qualcosa che ha toccato la sua suscettibilità, mi perdoni se l’ho offesa!-
Si gira, mi guarda sorridendo con una punta d’amarezza, scuote la testa, sospira profondamente, sembra voglia parlare, e lo fa, ma dopo una lunga pausa, girandosi verso il mare, quasi da farmi sembrare che il suo interlocutore sia proprio il grande, liquido testimone che si agita davanti a noi nel suo moto ondoso serale appena percettibile!
-Vede,- esordisce con un sussurrio quasi impercettibile,- le ho già detto che ho trascorso i miei più begli anni della gioventù, nove per la precisione, fra guerra e prigionia, ma non le ho ancora detto dove; ebbene, la sua storiella sul Sahara, mi ha risvegliato i ricordi di guerra più terribilmente osceni che mi è capitato di vivere, furono proprio nel Sahara!- Si ferma, fa una lunga pausa, pertanto riattacco io, un po’ per, metterlo a suo agio, un po’ per stimolarlo a proseguire.
-Anche Lei in Africa dunque, come mio padre il quale mi raccontò tanto di quel periodo, ma io ho pochi ricordi confusi. Un tempo (ora non più purtroppo,) avevo stupende fotografie africane che aveva portato da Bengasi, ove era di stanza. Affermava di non aver mai sparato un colpo d’arma da fuoco, verniciava aerei da guerra, mi diceva. Solo una cosa mi raccontò, orrenda ed indimenticabile; che all’uscita da una specie di bar locale, un ufficiale tedesco, vedendo bimbi africani sulla sua macchina militare, infastidito, estrasse la pistola e ne uccise uno a sangue freddo per poi ripartirsene tranquillo come avesse schiacciato una delle tante mosche che infestavano il territorio. Altre tragiche storie di guerra, mi narrò, ma quella fu certamente la più terribile!-
-Purtroppo, le devo confessare che in quei tristissimi anni di guerra, anche a me capitò di testimoniare situazioni orrende ed incredibili per chi non ha mai vissuto la guerra.- Replicò Carlo sempre guardando fissamente il mare davanti a noi.- Ero autista del generale E. ed un giorno, ad El Alamein, durante un attacco nemico, il generale Rommel con la sua auto fu colpito, o prese una mina, non ricordo bene. Certo fu che lui, in piedi sulla camionetta, sopravvisse, mentre gli altri tre militari dell’equipaggio morirono orrendamente mutilati! Fu una giornata tremenda, i carri armati schiacciavano deliberatamente i poveri fanti, le urla dei moribondi, a volte superavano il rumore dei cingoli e dei motori e perfino delle cannonate! Finito l’attacco, riordinate le fila, mi fu chiesto di guidare l’auto di Rommel; cosa che feci per un mese circa, diventando testimone inconsapevole della storia per un pur breve periodo della mia vita!-
La rivelazione, sorprendente, che chi mi stava accanto era stato accanto al generale tedesco che anche dai nemici fu considerato uno dei più grandi strateghi della guerra moderna, mi lascia un po’ stupito, un po’ incredulo. Quanti vecchi raccontano frottole concernenti il loro periodo vissuto in guerra?
-Rommel? Autista di Rommel? Perché non l’ha mai raccontato a qualche giornale? Sa quanto sarebbe diventato famoso?- Poteva perfino guadagnare qualcosa, sa che certe riviste pagano profumatamente testimoni, o di chi ha avuto a che fare con personaggi storici, o della cronaca mondiale; purché ne raccontino ai loro cronisti qualcosa d’inedito?-
-Certo che mi sarebbe piaciuto parlarne, ma avrei voluto che si dicesse delle nefandezze della guerra, dei bambini uccisi per gioco, delle donne violentate, dei prigionieri torturati, delle rapine e dei furti agli abitanti indifesi, insomma della stupida orrenda realtà della guerra. Ciò non interessa, solo il generale Rommel fa notizia. Se ha avuto amanti, come si comportava, le sue abitudini lontano dal contesto bellico, magari qualche episodio piccante concernente la sua vita privata. Io però, solo di lui non avrei mai parlato!-
Poi continua a raccontare di nefandezze commesse da soldati tedeschi, italiani, poi da alleati vincitori, alla fine della guerra! Conferma con la sua testimonianza ciò che si è sempre detto e scritto delle guerre: inutili, stupide, vigliacche … ripugnanti!
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E’ sceso un cupo silenzio fra noi, guardo il cielo, un cuneo d’anatre in formazione nel cielo, stanno per scendere verso le valli di Volano, probabilmente vengono dall’Africa, da El Alamein e portano dentro lo spirito di quei morti; ma che penso? ma che sogno? morti?
Forse è tutta una panzana inventata da un vecchio nostalgico in vena di presa in giro nei miei confronti!
Dentro il mio essere, spinge prepotentemente, la volontà che siano frottole, perché se così è, quei morti non esistono, non è vero niente! Quale autista di Rommel, panzane, panzane … frottole, voglio che lo siano!
Mi giro, il vecchio è andato senza salutarmi, forse ha intuito la mia incredulità ed è partito verso casa, così di soppiatto. Continuo a pensare a quei morti, all’autista, (per qualche giorno,) di Rommel …
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I gabbiani mi salutano col beffardo urlo, quasi miagolio, tipico della specie autoctona!
Ê bello il mare stasera, e questa spiaggia non ha nulla da spartire fortunatamente, con “quel” maledetto Sahara!
Però dentro me ho come una tristezza nuova, figlia di parvenze lontane …
Immagini raccontate, sembianze che vorrei rifiutare, esteriorità che il vecchio autista di Rommel mi ha immesso nel cervello, rendendo ora meno pulita la sera davanti al mio vecchio amico mare!
FINE
Maurizio Musacchi