Du iu śpich frares?
1 Giugno 2015

“Sei di Ferrara…majàl!”

di Maurizio Musacchi | 3 min

Carissimi lettori di “Estense.com”, continuando a raccontarvi di modi di dire ferraresi, e la poetica (stavolta ironica), ora vado ad unire le due cose: presento una mia ”zirudèla” fresca di terzo premio al “Concorso Mario Roffi 2015”, infarcita di “imprecazioni censurate”. In questa piccola cosa allegra, vado a ricordare alcuni dei tanti modi di dire, per “non nominare il nome di Dio invano”!

Oggi si sentono molto meno queste parolacce… edulcorate , ma fino a qualche anno or sono, era molto frequente udirle.

“Zìo càη…zìo majàl… eccetera, in quest’ ultima è rimasto, troncato, “majàl” che è diventato un marchio di fabbrica-tormentone di noi Ferraresi. (Anche se ci sono altre teorie concernenti il nostro modo di apostrofare, imprecando, il porcello)!

Quando ci incontrano fuori Ferrara, invece di parlarci del Castello o degli Estensi, ci propinano un sorriso ebete : <Sei di Ferrara…”majàl”!>

 

Vorrei segnalare che se qualcuno ha perso la precedente “puntata” di modi di dire e curiosità nostrane, la può ritrovare: basta clicchi sui blog e cerchi “Du iu śpich frares?” Grazie, Maurizio.

 

 

 

Zirudèla d’uη zio… titulà!

 

Gig l’àη vòl brìśa biastmàr,

quindi , al Sgnór non numinàr,

coη cusciéηza, pr’unastà,

al so’ nóm lù l’à cambià;

e pr’àη dìr “iηvàηo Dio”

al la càmbia, al dvéηta: zio!

Prèst av śpiégh ill situazióη

ch fa cambiàr j’imprecazióη!

Familiàr? L’è: zio putìη.

Sciflaròl : zio canarìη.

Al màr as véd coη : zio crucàl.

Póch fìη l’è po’ : zio majàl.

Da buàr l’è: zio sciflóη.

Póch unèst l’è uη : zio birbóη.

Zèrt cl’è mèj dir: zio spója.

Imprèsióη al fa: zio bòja.

Cùśa dir d’zio barbagiàη?

D’ànimàl l’è mèj : zio càη

Da stimàras coη: zio bel

Int la stàla a gh’è :zio vdèl

L’è int la màlta al: zio buśgàt.

Più pulìt? Sicùr: zio gàt.

Da scaηzlàr uη: zio vigliàch.

E al fa péna uη: zio béch.

Brut imàgiη: zio śgarblóη.

Gnàηt tròp bèl: zio zavatóη.

Ciéśaról còη uη : zio prèt.

Imbarazànt :zio cagalèt!

Cus’impòrta a m’admandarì

ad cum al tràta so’ zio clulì,

cumplimémnt o imprecazioη

piη d’uféśi coη “zèrt” nom;

iη fiη di còηt l’è mèj acsì,

ché biastmar la not e al dì!

Sól ché uη quèl a v’ò da dir,

parch l’òm l’am fa iηrabir,

spècie quand ché al ragàz

al dis dal zio dill parulàz.

I da savér: surpréśa bèla,

Gìg l’è… al fiòl ad mié surèla!

 

 

 

 

 

Filastrocca d’uno zio…titolato!

 

Gigi non vuole bestemmiare,

quindi, il Signore non nominare,

con coscienza per onestà,

il suo nome lui ha cambiato;

e per non dire “invano Dio”

lo cambia e diventa: zio!

Presto vi spiego la situazione

ché fa cambiare le imprecazioni!

Familiare? È : zio bambino.

Fischiatore: zio canarino.

Si vede il mare con: zio gabbiano.

Poco fine è poi: zio maiale.

Da bovaro è: zio fischiatore.

Poco onesto è un: zio birbone!

Certo è meglio dire: zio sfoglia.

Impressione fa: zio boia.

Cosa dire d’un: zio barbagianni?

D’ animali è migliore è : zio cane.

Da adularsi con: zio bello.

Nella stalla c’è: zio vitello.

È nel fango lo: zio suino.

Più pulito? Certo: zio gatto.

Da cancellare un: zio vigliacco.

E fa pena uno: zio cornuto.

Brutta immagine: zio sgarbellone.

Nemmeno troppo bello: zio ciabattone.

Di chiesa con un: zio prete.

Imbarazzante con: cacaletto.

Ché importa mi chiederete

di come tratta lo zio quello lì,

complimenti o imprecazioni

colme d’offese con “certi” nomi;

in fin dei conti è meglio così,

ché bestemmiare note e giorno!

Solamente che una cosa vi devo dire,

perché l’uomo mi fa incavolare,

specialmente quando l’omaccio

dice dello zio delle parolacce.

Dovete sapere: sorpresa bella,

Gigi è … il figlio di mia sorella!

 

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