La truffa dei rilevatori di gas? “Una vicenda che ha connotati meramente civilistici, si tratta di questioni di insoddisfazione del cliente”. Parola dell’avvocato Giuseppe Pesce di Brescia, difensore del 55enne Ferruccio Stolfini imputato per aver truffato, secondo la procura, due anziane coppie di coniugi ferraresi attraverso le tecniche di vendita porta a porta.
Stolfini infatti era stato arrestato in flagranza di reato il 18 luglio scorso dai carabinieri, dopo aver messo a segno la seconda vendita ‘truffaldina’ della giornata. E dopo che lo scorso aprile era già stato denunciato per lo stesso motivo dai carabinieri di Porotto, assieme ad altri sei rappresentanti della stessa ditta bresciana. Una società finita al centro di numerose inchieste in tutta Italia per i presunti raggiri, in particolare verso le persone più anziane, messi a segno dai propri rivenditori sul territorio. Che cercherebbero puntualmente di far scaturire un senso di paura e allarme nei propri ‘clienti’ per spingerli a comprare prodotti spacciati come obbligatori per legge e venduti anche al quintuplo del loro reale prezzo.
La tecnica dei venditori stava tutta in questi tre elementi: dapprima il rappresentante metteva in guardia i proprietari di casa dal pericolo mortale di fughe di gas, poi illustrava (erroneamente) le norme di legge, paventando il rischio di salate sanzioni in caso di mancata installazione degli apparecchi, e infine riusciva a ‘piazzare’ il rilevatore di gas a un costo attorno ai 250 euro, contro i 50 euro del loro reale valore di mercato. Il 18 luglio scorso però i carabinieri furono avvisati di quanto stava accadendo dai familiari di una coppia di anziani, preoccupati per quell’acquisto sospetto che era stato proposto da un rappresentante porta a porta.
Dopo l’arresto in flagrante si è quindi aperto il processo penale per truffa verso Stolfini. L’imputato e i suoi legali nel frattempo si sono attivati per restituire i pagamenti dei vecchi clienti, ricevendo in cambio i rilevatori di gas, e il tribunale ha quindi deciso di rinviare il dibattimento per consentire un accordo tra le parti. “Auspichiamo la possibilità di elminare la vendita non gradita e di poter chiudere la vicenda, che ha connotati meramente civilistici”, afferma dopo l’udienza l’avvocato Pesce. Se la trattativa dovesse andare in porto, il tribunale dovrà poi valutare se sussistono aggravanti tali da poter rendere il reato perseguibile in ufficio (e quindi anche dopo l’eventuale remissione di querela). In caso contrario il reato e il relativo processo si estingueranno prima della sentenza.