Da qualche anno mi occupo di Dialetto Ferrarese. Ho cominciato a leggere testi di poesie, racconti e altro che producono a Ferrara uno stuolo di intellettuali, o appassionati della lingua mia e dei miei avi. Lentamente, a piccolo passi, mi sono introdotto in quell’Universo: ho cominciato a scrivere poesie, “zurudèle”, racconti, scenette comiche, un atto unico rappresentato al “Concorso Bacchelli” di Ro Ferrarese alcuni anni fa. Da poco tempo ho raccolto i cocci di una piccola compagnia teatrale “I Ragazit da ‘na Volta”, fondata dalla professoressa Floriana Guidetti nel “Centro Sociale ANCeSCAO Il Parco” di via Canapa a Ferrara.. Ho collaborato alla realizzazione del Vocabolario del Dialetto Ferrarese, edito da Cartografica Estense. Miei illustri compagni di viaggio: il dott. Alberto Finchi, la professoressa Graziella dall’Olio, il dottor Iosè Peverati, il maestro Luigi Vincenzi, la professoressa Floriana Guidetti e il dottor Romano Baiolini. I lettori di Estense.com, potranno scrivere, esprimendo pareri, critiche, domande , affermazioni, suggerimenti. Mi avvarrò della collaborazione, della persona che oggi è considerata , da molti, la maggior esperta di Lingua Ferrarese: la professoressa Floriana Guidetti.
Vi ho presentato qualche giorno fa una poesia ironica, “Du iù spìch frareś?” oggi ve ne proporrò una d’amore “Brustlìη”. In dialetto è raro leggere cose romantiche. Il più bravo è indubbiamente Bruno Pasini, Io ho scritto questa breve lirica, premiata a Portomaggiore qualche anno fa. Ve la propongo per variare n po’. In seguito, se avrete la pazienza di seguirmi, ne proporrò altre, anche di altri autori.
Brustlìη
Brustlìη j’è i tò baś,
seηsaziòη miscià
gustoś e salà.
Verzar piàη
ch’al smìη
e gustàral emozionà,
coη j’òc sarà,
pzulìη ad Paradìś
dna’ sìra d’Istà,
iη ch’al cinìη
int ill fil la da drè,
la tò bóca e la mié!
Arcòrd luntàη
pérs cmè gùs iη tèra ,
d’al témp ach gh’jéra,
in ch’al luntàη ciniη,
fat ad….zventù , amόr e brustlìη !
BRUSCOLINI
Bruscolini sono i tuoi baci,
sensazioni mischiate,
gustose e salate.
Aprire piano
quel semino
E gustarlo emozionato,
con gli occhi chiusi,
piccolo Paradiso,
d’una sera d’Estate,
in quel piccolo cinema,
nelle file dietro,
la tua bocca sulla mia.
Ricordi lontani
perduti come bucce in terra,
del tempo de’una volta,
in quel lontano piccolo cinema,
fatto di…gioventù, amore e bruscolini!
Maurizio Musacchi
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NOZIONI DEL FERRARESE SCRITTO:
Tratte dal libretto, scritto in collaborazione del Comune di Ferrara, tratto in condensato da pubblicazioni come : “Il vocabolario del dialetto ferrarese” Autori: Romano Baiolini, Fiorella Dall’Olio, Giorgio Finchi, Floriana Guidetti, Maurizio Musacchi, Josè Peverati, Luigi Vincenzi. Ed. Cartografica 2004 e nel “Saggio di grammatica comparata del dialetto ferrarese” di Romano Baiolini e Floriana Guidetti. E. Cartografica 2005:
Scrìvar e lèźar al frarés
Dó tré pìlul ad gramàtica
A cura del “Trèb dal Tridèl”,
(Cenacolo della Lingua Ferrarese).
1) Premessa alla lettura
Scrivere e leggere il dialetto non è molto facile, soprattutto se si utilizzano solo i simboli grafici dell’alfabeto della lingua. Ci sono infatti suoni particolari che, se riprodotti in modo tradizionale, non risultano di immediata comprensione, inoltre, ad esempio, può rivelarsi disorientante per il comune lettore l’uso della doppia s e della doppia z per rendere i suoni sordi di tali lettere, in una parlata che non ha effettivamente le doppie (se non per accostamenti consonantici casuali dovuti a caduta di vocale intermedia, ad es. curì correte, currì correrete).
Per questo motivo ci siamo proposti di “modernizzare” la grafia per togliere ogni ambiguità, seguendo le indicazioni degli studi dialettologici e approfittando anche dei caratteri o simboli particolari che i moderni programmi di scrittura informatici ci mettono a disposizione.
Come proposto (e riportato nella seconda parte) dai curatori del recente “Vocabolario del Dialetto Ferrarese” (Ed. Cartografica FE 2004), sponsorizzato da Regione E.R., Provincia di Ferrara e diversi Comuni, sono sufficienti cinque simboli fonetici per rendere più agevole e senza equivoci la trascrizione della parlata ferrarese. Ci siamo quindi attenuti a queste indicazioni, oltre a poche altre convenzioni già usualmente accolte, che riportiamo in breve:
le vocali E ed O possono avere suono aperto o chiuso e vengono scritte rispettivamente con l’accento fonico grave o acuto: suono aperto bèl bello, vèrgna confusione,
fiòl figlio, còmad comodo; suono chiuso stéla stella, pél pelo, fradié fratelli, fóra fuori, nóm nome, fió figli.
La consonante S sorda (serpe, borsa) viene indicata con la s semplice (os osso, sal sale, pasàr passare, rósa rossa; da notare anche siàr sciare, sém scemo); la S sonora (asino, misura) viene resa col simbolo fonetico ś (àśan asino, śèrb acerbo, fuś fuso, da scuś di nascosto).
La consonante Z sorda (pinza, forza) viene data con la z semplice (zùcar zucchero, zucàr campo di zucche, zént cento, piz pizzo, mazàr ammazzare); la Z sonora viene indicata col simbolo fonetico ź (źént gente, rùźan sporco, mèź mezzo).
Per le consonanti C e G si ha l’uso consueto di c e g, ma per i suoni palatali (cena, cibo, pagella) in fine di parola si usano i simboli fonetici ć e ģ (patéć ciabatte, cuć urto, maģ maggio, curàģ coraggio), mentre per i suoni gutturali (cane, poco, gusto, mago) in fine di parola si usa c o ch (póc o póch poco, mag o magh mago, fóg o fógh fuoco . Il simbolo ć si usa anche nei nessi sć dove le due consonanti conservano suoni indipendenti (sćet schietto, sćirlàr cigolare, misćiàr mescolare, masć maschio).
La consonante N può avere suono dentale (luna, naso) e per questo si usa la semplice n (cuna culla, nav nave, nona nonna, pan panno); per il suono velare (angolo, panca) si usa il simbolo fonetico η (paη pane, putìη bambino, béη bene, maη mano, savóη sapone). Si osservi la parola iηnamurà dove coesistono i due suoni. Si deve poi notare che possono esserci suoni intensi per N (dentale) o L nelle desinenze dei plurali femminili di parole ossitone (accento sull’ultima sillaba) nelle quali conviene, come casi particolari, usare la doppia nn o la doppia ll, anche per opportune distinzioni: paη pane, pan panno, pann lentiggini; putìη bambini, putìnn bambine; paròl paiolo, paròll parole.