Addio a Romana Ghetti, che ci ha lasciato venerdì 19 settembre. Era una cara amica, di qualche anno più avanti, sempre un po’ brontolona. Mi rimproverava spesso per qualcosa che non avevo fatto: ricordarle un appuntamento della Dante, o perché non aveva, secondo lei, ricevuto una comunicazione in tempo utile. Amava la Dante, voleva essere sempre presente, ma negli ultimi tempi faceva fatica e si lamentava di non poter arrivare nel luogo dove si tenevano le relazioni. Però, fin che ha potuto, ha partecipato alle gite. Storiche quelle all’estero, in Istria, con la sua zia straordinaria, una novantenne giovanissima. Con Romana, negli anni lontani e con Gianfranco Rossi, andavamo a Bologna a prendere qualche lezione per i concorsi a cattedre che avremmo dovuto affrontare. Veniva con noi anche mio marito, Gianni Borgatti. Guidava Gianfranco e ogni volta era un’avventura, in mezzo alla nebbia fittissima che calava lungo il tragitto Ferrara-Bologna e viceversa. Gianfranco piagnucolava, perché non vedeva la strada. La tensione si tramutava ogni volta in scoppi di risate inconsulte. Lontani quei tempi stupendi. Di quel bel gruppetto sono rimasta solo io. In attesa di incontrarci di nuovo, in mezzo alle nuvole del cielo. Ultimamente era molto sola, disperatamente sola. Aveva delle amiche, ma la solitudine si faceva sempre più cupa. Purtroppo ho saputo del suo ricovero in ospedale, dopo parecchi giorni dal suo tracollo. Ho fatto in tempo ad andarla a vedere venerdì 19 settembre, anche se non riconosceva più nessuno. E’ morta un’ora dopo la mia visita. Quasi mi aspettasse.
Ciao, cara Romana, creatura sola, ma non solitaria, ma sempre tanto vitale, fino all’ultimo. “Sit tibi terra levis”.
Luisa Carrà
Presidente del Comitato ferrarese della Società Dante Alighieri