Voghiera
6 Agosto 2014
Cavicchi: "Ci candidiamo come distretto agro-culturale". Calderoni: "Contro l'import serve un 'patto' col consumatore"

L’aglio di Voghiera alla prima fiera col marchio Dop

di Ruggero Veronese | 4 min

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unnamedL’aglio di Voghiera entra ufficialmente a far parte dei marchi Dop riconosciuti dalla Comunità Europea e si prepara a celebrare la 19° edizione della fiera che ogni hanno anno, per tre giorni, porta centinaia di visitatori a gustare il sapore “raffinato e mai pungente” della specialità tipica. Ma è superfluo spiegare perchè, dopo l’importante riconoscimento da parte della Ce, il primo mai assegnato a un prodotto del ferrarese, l’edizione di quest’anno ricopra un’importanza ancora maggiore che in passato.

È questo il pensiero comune in Camera di Commercio, dove si svolge la presentazione dell’evento di tre giorni che si terrà da sabato 8 a domenica 10 agosto al Castello di Belriguardo. “Questo progetto – afferma il presidente dell’ente, Paolo Govoni – ci deve insegnare molto per quanto riguarda elementi come la produzione e la distribuzione sui mercati. La qualità è il fattore decisivo: seguendo il disciplinare Dop gli imprenditori possono fare rete e andare insieme sui mercati esteri. E non parliamo solo di un prodotto, ma del coinvolgimento di un’intera filiera, che può interessare anche il turismo e dare opportunità di sviluppo a tutto il territorio provinciale”. Opportunità di sviluppo su cui si concentra anche il discorso della presidente della Provincia, Marcella Zappaterra: “La visione strategica complessiva è quella di puntare, più che sull’industria o la manifattura, sullo sviluppo delle nostre eccellenze: agricoltura, cultura e turismo. Ed è da evidenziare anche un altro aspetto: queste feste sono un modo per tenere aggregata una comunità, quella di Voghiera, che non ha mai avuto paura a guardare fuori dal proprio territorio”.

Chi entra più nel merito della fiera è il sindaco di Voghiera, Chiara Cavicchi, che sottolinea l’importanza di “puntare anche sul ‘traino’ positivo del prodotto Dop per lo sviluppo di tutto il territorio. Ci candidiamo a essere un distretto agro-culturale in cui l’aglio è l’elemento principale, ma ce ne sono altri: il paesaggio, le bellezze monumentali, l’accoglienza e tutte le possibilità del ‘turismo lento'”. Tra gli ospiti più attesi ci sarà anche una troupe televisiva proveniente dal Giappone, paese in cui l’aglio viene riconosciuto come sostanza medicinale e che ne fa un largo utilizzo per la preparazione di moltissimi alimenti. Addirittura – curiosità scoperta in conferenza stampa – immergendone un paio di spicchi nel latte fresco.

unnamed (1)E proprio il discorso dell’export riveste un’importanza fondamentale. L’ex assessore all’agricoltura Stefano Calderoni snocciola alcuni dati che aiutano a capire l’attuale situazione del mercato: Piacenza e Ferrara insieme contano circa il 15% della produzione italiana di aglio, un aglio ritenuto di alta qualità rispetto a quello di gran parte dei concorrenti esteri. La produzione nazionale annua si attesta sulle 28mila tonnellate, di cui circa 15mila vanno al mercato estero. Ma l’alta qualità delle produzioni italiane rischia di rivelarsi un boomerang contro le coltivazioni concentrate di altri paesi: la Cina è il primo produttore mondiale con quasi il 75% delle quote complessive e le sue coltivazioni raggiungono il consumatore finale a un prezzo di vendita che può essere anche del 30% inferiore al prezzo di produzione dell’aglio italiano. Uno squilibrio tale da rendere oggettivamente impossibile un confronto basato sulla competitività dei nostri prezzi. “Andiamo incontro al rischio di despecializzare l’agricoltura – afferma Calderoni -, con conseguente calo della qualità, perchè l’aglio sta subendo una situazione di mercato molto sfavorevole per le nostre produzioni. Occorre lanciare un messaggio chiaro al consumatore, di proporgli un “patto” con il produttore: acquistare un prodotto Dop significa andare premiare la sostenibilità e la qualità della sua realizzazione, e rispettare la visione che ci sta dietro”.

Concetti sottolineati in chiusura anche dalla presidente del consorzio dei produttori di Aglio di Voghiera, Neda Barbieri, secondo cui il 60% dell’aglio consumato in Italia è di importazione. “Questo – afferma la Barbieri – significa che l’italiano sceglie il prodotto che costa meno, ma in questo modo la quota di produzione italiana si abbasserà. Abbiamo chiamato al convegno durante la fiera anche chi ha i nostri stessi problemi, come i coltivatori di riso, per parlare di questi temi. Siamo convinti che una volta che il consumatore diventerà consapevole comprerà i prodotti di qualità”.

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