“This is Ferrara. Can you feel it?”. Il ritornello ‘rivisitato’ di una delle canzoni più famose dei Bastille – Laura Palmer, seconda solo al tormentone Pompeii – troneggia sul palco di Ferrara sotto le stelle. A tenere in mano il cartello realizzato da una delle tante fan sfegatate che già alle 6 del mattino si sono appostate in piazza Castello in attesa del doppio concerto di ieri sera che ha visto salire sul palco George Ezra e i Bastille, è proprio Dan Smith, il frontman della band alternative rock britannico che ha raggiunto un successo esponenziale in pochissimo tempo, una corsa al successo non molto dissimile da quella di George Ezra.
Ad accogliere a Ferrara le due giovani realtà inglesi più entusiasmanti del momento sono più di 3mila persone, un centinaio di palloncini verdi, qualche cartellone nelle prime file e tonnellate di caramelle Haribo offerte a tutti gli spettatori che usciranno dal maxi show con la pancia piena di zuccheri e la testa piena di musica. Di buona musica. A salire sul palco per primo, alle 20.15, è il cantautore inglese George Ezra che, dall’alto dei suoi poco più di 20 anni, dimostra una maturità senza tempo. Maturità nella voce, profonda e graffiante come se ne sentono poche in giro, e nelle canzoni che sono praticamente perfette dal punto di vista dei testi e della melodia. Camicia azzurra in stile british, chitarra a tracolla, voce blues e il gioco è fatto: in quasi un’ora di concerto ha dato prova del suo talento presentando una decina di canzoni del suo album di debutto “Wanted on Voyage”, uscito a giugno e già ai vertici delle classifiche internazionali. Oltre alla celebre Budapest, per cui ha ottenuto un disco di platino e un trampolino di lancio a una carriera che si pronuncia stellare, il folk singer ha proposto Blame it on me, Cassy O’, Listen to the Man, Drawing board, Benjamin Twine, Leaving it up, Stand by your gun, Spectacular rival per concludere con la magnetica Did you hear the rain?.
Solo una piccola anteprima di quello che si scatenerà dopo l’intervallo. Alle 21.45 salgono sul palco i Bastille che aprono il concerto con Bad Blood, la canzone che dà il titolo all’album pubblicato l’anno scorso e che ha raggiunto la vetta della classifica del Regno Unito. Solo i coraggiosi e gli originali sopravvivono nel mondo dell’indie made in Uk e loro, più che sopravvivere, dominano proprio la scena mescolando rock e pop e creando canzoni accattivanti e sperimentali. Uno dei sound più eccitanti della nuova musica contemporanea nasce nella mente del cantante ma a dargli vita sul palco sono 4 musicisti: il batterista è Chris Wood e il bassista Will Farquarson, vecchie conoscenze musicali di Dan; Kyle Simmons completa la line-up come tastierista. Il quartetto propone Weight of living, Laura Palmer, Poet, Overjoyed, No angels, Blame, These Streets, The silence, Things we lost, Laughter lines, Oblivion, Icarus, The Draw, Flaws e Of the night. Ebbene sì, I Bastille hanno lasciato col fiato sospeso fino alla fine. L’ultima canzone è appunto Pompeii: appena partono le prime note, il pubblico si scatena, si alzano le mani, si muovo i piedi, si canta a squarciagola e soprattutto si rimane stupiti dell’atmosfera che si è venuta a creare.
Un’atmosfera che si è quasi potuta toccare con mano sotto le stelle di Ferrara. Il cantante dei Bastille, infatti, non si risparmia ad accompagnare il pubblico in una strepitosa performance live, saltellando come una trottola sul palco, scendendo proprio in mezzo alla folla ed entrando anche nei negozi vicini, sotto lo sguardo adorante dei fan e stupito dei commercianti. Sul palco i Bastille fanno quello che molti loro coetanei si dimenticano di fare: si divertono, e la musica ne trae beneficio. Per questo, quando si spengono gli amplificatori e si abbassano le luci, il pubblico si allontana lentamente e sorridente, per non spezzare subito la magia.