Tutto cambia tranne l’oltraggio che le mura di Ferrara subiscono ancora dai tempi di Ugo Malagù, che nel 1960 ne descrisse il degrado presente all’epoca. A descrivere quello attuale è invece il sindacato Ugl Polizia di Stato, dopo la recente operazione con i cinofili di Bologna lungo le mura di via Baluardi.
Con la differenza che, mentre Malagù parlava “muschio, muffa ed erbaccia”, l’Ugl riferisce di immondizia, bottiglie di vetro e decine di relitti di bicicletta, con immancabile concime naturale e montagne di cellulosa. Una situazione desolante per il nostro “Patrimonio dell’Umanità”: “Noi che amiamo questa città – scrivono i poliziotti dell’Ugl – ci si stringe il cuore a vederla ridotta in queste condizioni. Un piccolo sforzo da parte di tutti consentirebbe senza ombra di dubbio la riqualificazione di quei luoghi”. L’appello è rivolto soprattutto al Comune, con la preghiera “che al più presto ripulisca quel tratto di mura e ripristini la barriera in modo tale da rendere difficoltosa l’attività di spaccio e al tempo stesso fornisca una seria protezione per i cittadini”.
Già perché i responsabili di tale scempio sembrano essere proprio gli spacciatori che presidiano giornalmente la zona e stazionano in attesa di clienti. Proprio nell’operazione di contrasto allo spaccio gli agenti si sono resi conto direttamente di quanto quel tratto di mura sia preda del degrado assoluto. Se nel ’60 il nemico era rappresentato dalla natura che tentava di riconquistare spazi, “ai tempi nostri – spiega l’Ugl – il nemico è travestito dall’incuria e dall’imperizia di chi, questa città, dovrebbe amarla un po’ di più di tutti gli altri”.
Qualche giorno fa, come detto, i poliziotti di Ferrara con l’ausilio del Reparto dei Cinofili di Bologna, hanno provveduto a setacciare i due baluardi di via Baluardi, tristemente noti per la frequente e mai cessata attività di spaccio. Come riferisce Fabio Zaccarini, segretario provinciale Ugl Polizia di Stato, “la zona interessata, una volta protetta da una rete metallica diventata ormai triste opera d’arte post-moderna, racchiude una quantità impressionante di immondizia, le bottiglie di vetro sono cosi tante che il riflesso del sole riesce quasi a stordire”. “Le decine di relitti di bicicletta – continua Zaccarini – buttati negli anfratti naturali delle mura, seminascosti dalla rigogliosa vegetazione, rendono l’ambiente perfetto per girare un film sulla guerra di Korea. Non manca ovviamente il concime naturale e montagne di cellulosa, che hanno costretto i colleghi intervenuti a camminare in fila indiana come tante formiche. Se qualcuno li avesse visti dall’alto sarebbe stato un gran bello spettacolo. Le difficoltà di movimento in queste condizioni sono state tante, scivolare su di una bottiglia e cadere su un mare di vetri rotti sarebbe stato facile, e poi immaginatevi quindi le condizioni di lavoro per i poveri cani, poliziotti a tutti gli effetti”.
“Siamo certi – chiude Zaccarini – che sia giusto che ognuno faccia la sua parte, i tempi “dell’armiamoci e partite” dovrebbero essere finiti. Se tutti gli ingranaggi della macchina funzionano a dovere, allora i risultati si ottengono, se invece un ingranaggio si inceppa, allora si ferma tutta la macchina”.
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