Politica
11 Febbraio 2014
L'obiettivo è rendere la città estense una moderna "smart city"

Partecipazione e apertura, il ‘progetto pirata’ per Ferrara

di Daniele Oppo | 4 min

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Alcuni membri del Partito Pirata di Ferrara

Alcuni membri del Partito Pirata di Ferrara

Al momento è ancora un bozza, ma il programma del Partito Pirata per le prossime elezioni amministrative ferraresi ha già tre capisaldi: partecipazione, orizzontalità e apertura per realizzare una “smart city”

Il futuro estense visto dai ‘pirati’ – i primi a presentare il proprio programma elettorale, anche se ancora non definitivo – consultabile integralmente sul blog del movimento ferrarese (https://partitopirataferrara.wordpress.com/programma-partito-pirata-ferrara/), è suddiviso negli ormai classici dieci punti programmatici, che si concludono con la volontà – in qualche modo riassuntiva – di rendere Ferrara una “smart city” , ovvero una città dove “gli investimenti in capitale umano e sociale, quelli tradizionali, quelli moderni (Ict) e lo sviluppo delle infrastrutture di comunicazione alimentano uno sviluppo economico sostenibile ed un’alta qualità della vita, con una gestione saggia delle risorse naturali, attraverso una governance partecipativa”.

Viste le origini e le idee del Partito Pirata, l’inizio non può che essere affidato ai temi della democrazia, della partecipazione e della rete. “I cittadini non si sostituiscono alla Pa (che non ha risorse), ma collaborano con essa, partecipano alle scelte politiche e si auto-organizzano per rispondere ai propri reali bisogni – scrivono i pirati -. L’ente locale offre ascolto e supporto a progetti, microprogetti e comitati di quartiere di cittadinanza attiva, supportando e mappando le comunità che si formano per favorire l’interazione fra queste e l’ente locale e ripristinare quel necessario rapporto di fiducia tra pubblico e privato che ormai si è perso”. Per far questo diventa così necessario introdurre strumenti di democrazia partecipativa. Gli esempi non mancano, dal Consiglio comunale aperto, al referendum propositivo e abrogativo locale con diritto di voto agli stranieri residenti, dall’assemblea pubblica su richiesta degli abitanti fino all’adozione dei software in rete (i cosiddetti “media civici”)” utili per realizzare al meglio la partecipazione, primo fra tutti, ma non il solo,  il software pirata per eccellenza: il Liquid Feedback.

In una situazione di forte crisi economica, la soluzione del Partito Pirata punta molto sul coinvolgimento e la collaborazione tra pubblico e privato (con un occhio di riguardo al consumo locale e consapevole) e su una tassazione che tenga conto delle disparità economiche fra i vari soggetti. La promozione del lavoro passa invece attraverso politiche che guardino alla cultura come mezzo principale di occupazione tramite la costruzione di una vera e propria “rete della cultura”.

L’integrazione pubblico-privato è uno degli strumenti proposti anche per quanto riguarda il problema sanità per il quale il Partito Pirata non fatica a puntare l’indice accusatorio contro la “cattedrale di Cona […], mal gestita, le cui nomine dirigenziali vengono stabilite dai partiti politici e con notevoli inefficienze, senza dare un luogo di primo soccorso funzionante”.
Per la questione ambientale, invece, si punta molto sull’incentivazione delle ‘buone pratiche’, sul risparmio energetico e, soprattutto,  sulla riduzione  (dove non fosse possibile la cessazione) dell’utilizzo degli inceneritori.

In tema di partecipazione i pirati suggeriscono un maggiore coinvolgimento degli studenti e dei giovani in generale. “La Pa locale avrebbe enormi benefici nel favorire la partecipazione alla vita sociale e alle scelte politiche di giovani e studenti – si legge nella bozza di programma – sia per capitalizzare le loro proposte e idee sia avere un quadro quanto più aggiornato e preciso delle loro esigenze e del loro punto di vista: ecco che affiancare un uso massivo e coordinato dei social media deve unirsi all’uso di quegli strumenti di partecipazione ‘offline’ e online”. Per l’amministrazione cittadina, oltre che aprirsi al coinvolgimento, secondo i pirati servirà anche un’opera di maggiore sensibilità alla trasparenza, a partire dall’adozione di un “sistema di pubblicazione automatica che permetta un accesso semplice, completo e chiaro a tutte le informazioni che consentano ai cittadini di collaborare con l’ente locale alla valutazione dell’integrità e della correttezza dell’operato della stessa, per la lotta agli sprechi, la verifica e l’opportunità degli appalti e delle commesse, la verifica del merito nelle assunzioni e delle carriere”. Anche in questo caso non si tratterebbe di creare strumenti dal nulla, i pirati infatti suggeriscono l’adozione di software già esistenti e utilizzati come Open Bilancio e Open Municipio.

A proposito di software, i nomi “open” dei programmi presi ad esempio non sono casuali: il Partito Pirata è infatti uno dei principali sostenitori politici – anche, se non soprattutto, per l’amministrazione locale – dell’utilizzo del cosiddetto ‘software libero‘ con licenza di tipo Floss (Free, Libre, Open Source Software) che dovrebbe portare vantaggi anche dal punto di vista economico. Non manca neppure la proposta di realizzare una rete wifi gratuita in tutto il territorio comunale così come quella di promuovere una vera e propria cultura digitale, perché, affermano il Partito Pirata, “oggi la mancanza di cultura della rete corrisponde all’analfabetismo 50 anni fa”.

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