Indiscusso
15 Gennaio 2014

Una lista tutta rosa? Pensarlo si può!

di Marzia Marchi | 2 min

Ho letto un libro due anni fa. L’ha scritto Gioconda Belli, nicaraguense, ex rivoluzionaria sandinista, poetessa oltre che scrittrice. S’intitola “Nel paese delle donne” perché in quel  paese, la situazione la prendono in mano loro, le donne. Creature multitasking, come si direbbe ora, a più funzioni contemporanee, potremmo dire all’italiana. Del resto anche Jacopo Fo rivela, con evidente arguzia, che una donna riesce a rispondere al telefono mentre mescola la pasta e allatta il figlio. E magari è pure sui tacchi!

Dura scuola per creature abituate da millenni ad occuparsi dei figli insieme a tutto ciò che è domestico e quotidiano, mentre gli uomini… a caccia! Fondamentale occupazione di sopravivenza, per carità, ma attività unica! Bene, il Paese delle donne diventa tale perché le stesse ad un certo punto capiscono che nella società attuale la caccia non serve più, serve invece l’efficienza multitasking che loro posseggono. Si scrollano di dosso l’innato senso di sottomissione e prendono in mano la situazione fondando un partito tutto rosa e proponendo misure economiche e sociali impostate sulla sapienza di gestione dell’“oikos” (la casa) che è anche l’etimologia della parola economia. Una parola con la quale oggi chiunque  ha imparato a fare i conti, anche se molti, troppi, al governo delle città come del Paese, la confondono con finanza!

Viviana, la futura presidentessa del Paese delle donne fonda il Partito della Izquierda erotica, il partito delle sinistra erotica, chiamato così – provocatoriamente – per convincere le donne che comportandosi e pensando al femminile si può cambiare il mondo che è composto in maggioranza da donne! Viviana ha delle amiche che non si sono accontentate di prendere incarichi di scarso rilievo nei partiti degli uomini ma che hanno una professione loro: medici, economiste, giornaliste, insegnanti, pubblicitarie, impiegate, albergatrici, poliziotte. Cominciano a sognare  un paese dove si può parlare di priorità della felicità…

La felicità di poter vivere in uno Stato in cui la donna e l’uomo, in piena libertà, possano scegliere e sfruttare al massimo le loro capacità innate e acquisite a beneficio proprio e della società. Sognano una riforma del sistema educativo per evitare che allevi generazioni di futuri sfruttatori, una riforma del sistema tributario che redistribuisca le risorse secondo i bisogni , un sistema del lavoro centrato sull’autoproduzione, sui circuiti chiusi  e locali.

Sognano… e poi cominciano a parlare dei loro sogni, che piacciono!. Quindi scrivono il loro manifesto e trovano immediate adesioni di tante altre donne. Fondano il PIE, composto esclusivamente da donne e arrivano a governare il paese! Pensarlo di può!

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