“Con questa iniziativa ci occupiamo anche del lavoro, con un impegno sociale pratico e significativo e non ci limitiamo semplicemente a chiedere che lo faccia il Governo anziché pensare alle unioni gay. Diamo adesso una competenza specifica per problemi specifici”. L’arcivescovo Luigi Negri è sempre diretto, anche quando presenta il “Corso di alta formazione in Recupero dell’Arte Sacra Cristiana e Conservazione del Patrimonio Ecclesiastico colpito dal sisma 2012” al via dal prossimo 24 gennaio.
Alta formazione. Il corso, che si terrà da gennaio ad aprile e partirà solo se verranno raggiunte 36 iscrizioni (scadenza il 10 gennaio) e che darà accesso a 20 crediti formativi per le attività di aggiornamento professionale è promosso dall’Ufficio Diocesano Arte Sacra e Beni Culturali ed è tenuto dall’Università degli Studi Europea di Roma. Il suo scopo è quello di favorire l’acquisizione di conoscenze necessarie al restauro e consolidamento di edifici sacri nell’ambito della tradizione cristiana ed è rivolto a coloro che lavorano nell’ambito del restauro architettonico. L’iniziativa prende le mosse dalle problematiche del recupero architettonico emerse dopo il sisma de L’Aquila: “Abbiamo un patrimonio talmente prezioso che non possiamo correre il rischio di vederlo dilapidato, corrotto o alterato – ammonisce l’architetto Angelo Molfetta curatore del corso -. Molti interventi di recuperano dimenticano che si tratta di luoghi sacri, per cui gli aspetti della liturgia sono fondamentali: recuperare significa restituire secondo le ragioni di chi ha costruito e il patrimonio ecclesiastico è un patrimonio di testimonianza che appartiene al popolo che l’ha costruito”.
Trentacinque edifici da recuperare. L’importanza di costruire competenze in tal senso per Ferrara – sede nella quale si svolgerà la gran parte delle lezioni – è presto detta: tra quelli recuperabili tramite i europei e quelli insiti nel piano di recupero finanziato dallo stato gli edifici di culto che necessitano di lavori di recupero e adeguamento sismico in tutto il territorio provinciale sono 35. “I lavori per 2 dei 14 edifici da recuperare tramite i fondi europei sono già stati completati, Sacra Famiglia e chiesa di Coronella – spiega don Stefano Zanella – mentre quelli per gli altri edifici sono iniziati prima di Natale”. Tempi lunghi sono previsti invece per la chiesa di Santo Stefano e quella del Gesù, “mentre Bondeno attende ancora l’autorizzazione che dovrebbe arrivare a breve”. Per i restanti 21 – inseriti nel piano di ricostruzione finanziato dallo Stato e fra i quali ci sono la Cattedrale di Ferrara, il palazzo arcivescovile, le chiese di Stellata e Vigarano- si dovrà attendere ancora del tempo per l’approvazione dei progetti: “Il piano è uscito a ottobre ma non era ben chiaro l’iter da assolvere quindi i termini di 90 giorni per presentare i progetti sono slittati al primo gennaio – spiega ancora Zanella – ma credo che non arriveranno autorizzazioni prima di settembre”.
Burocrazia troppo lenta. Don Zanella non lesina critiche alla burocrazia statale: “I fondi europei erano a termine, stanziati nel dicembre 2012 richiedevano la rendicontazione entro un anno, ma le prime 14 chiese hanno iniziato i lavori solo a settembre”. Colpa della burocrazia e della legislazione ma non solo: “In Italia non si capisce mai chi abbia la responsabilità, il cerino in questo caso veniva rimbalzato tra Regione e Sovrintendenza e ci sono voluti quasi 8 mesi per capire che bisognava parlarsi e formare una commissione congiunta, creata solo a giugno”, lamenta Zanella che però riconosce almeno la bontà del piano di ricostruzione elaborato. “Credo che solo la chiesa di San Biagio, data l’entità dei lavori, riuscirà ad aprire prima del prossimo Natale – auspica ancora prima ritornare sui problemi burocratici -: La Cei ha creato un organismo con una rete intranet nella quale ha accesso solo un unico incaricato e dove possono essere inseriti i documenti in formato pdf, è tutto istantaneo: la macchina burocratica statale va snellita, tutti lo sanno ma nessuno fa niente”. Da questo punto di vista si capisce anche l’auspicio di Negri affinché “le istituzioni non si mettano di traverso e ci permettano di fare in fretta”. “Mettere nelle condizioni di recuperare il patrimonio artistico e culturale è per me un dovere inderogabile” afferma ancora l’arcivescovo che si dice disponibile anche a pensare a qualche forma di aiuto, come borse di studio, per la partecipazione al corso nell’ottica di una Chiesa “che è un presente ma che non esiste se non prende coscienza del passato”.
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