Un muro che non ascolta. È quello che i sindacati della Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom sostengono di trovarsi davanti quando provano a mettere in piedi una mediazione con presidenza e cda della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara per il riconoscimento delle professionalità acquisite e gli scatti di anzianità di alcuni dipendenti.

Per cercare di farsi sentire – dopo le 4 ore di sciopero dello scorso novembre (due delle quali durante il concerto di Stefano Bollani con la dirigenza che ha svolto le mansioni mancanti in sostituzione degli scioperanti, comportamento che ha generato una nota per comportamento anti-sindacale) che però non hanno minimamente intenerito le alte sfere della Fondazione -, i sindacati stanno pensando al blocco degli straordinari: “Non intendiamo sottometterci alla chiusura totale che rileviamo oggi – spiega Glauco Melandri della Slc – e stiamo elaborando una serie di iniziative che non vadano ad incidere sul salario dei lavoratori tenendo conto anche delle difficoltà economiche attuali: pensiamo a cose come il blocco degli straordinari, che comporta meno garanzie anche dal punto di vista della sicurezza negli spettacoli e, quindi, ritardi e disagi, o a un flash mob in piazza municipale”.

Le parole forse più significative per inquadrare la situazione vengono da Francesco Rangone della Uilcom regionale: “Il muro contro muro che ho trovato qui non lo ho mai visto a livello regionale – afferma -. Abbiamo messo in moto alcune azioni alla ricerca di una mediazione ma non abbiamo mai ottenuto neppure un incontro, non è proprio successo nulla, un comportamento anomalo dal punto di vista delle relazioni sindacali”. Le richieste principali che arrivano dai sindacati sono due: riconoscimento delle professionalità acquisite per due dipendenti e il riconoscimento degli scatti di anzianità per quattro lavoratori “ex comunali” come previsto negli accordi stipulati dopo il passaggio di gestione dal Comune all’ente privato fondazione (il cui socio unico è però ancora il Comune). Senza contare le posizioni di circa 30 lavoratori stagionali che, come spiega ancora Melandri, “ogni anno non sanno per quanti mesi potranno lavorare” o le carenze di personale: “Mancano un tecnico e maschere” sottolinea Stefano Carraro della Rsu.  “In cinque anni, anche grazie all’impegno dei dipendenti, si sono risparmiati circa 1 milione di euro – spiega ancora Melandri -, le nostre richieste hanno invece un costo che va da 1500 a 2 mila euro lordi all’anno”.

Dito puntato contro la presidenza di Roberta Ziosi e contro tutto il cda dove siedono  l’avvocato Francesco Pinamonti e, soprattutto, il vicesindaco di Ferrara Massimo Maisto. “Siamo dispiaciuti per questa situazione – afferma Claudia Canella, delegata Fistel -. Noi crediamo nella mediazione e se il Teatro di Ferrara ha un buon nome lo deve anche ai suoi dipendenti, non solo ai soldi spesi dal Comune”. Proprio il Comune è il soggetto chiamato ad intervenire dai sindacati, nonostante un suo componente di spicco, Maisto, dovrebbe sedere proprio dall’altra parte dell’agognato tavolo d’incontro: “Sarebbe necessario che il sindaco si facesse sentire proponendo un incontro per la mediazione” afferma ancora Melandri che non può fare a meno di far notare la propensione al non ascolto da parte dell’attuale presidente della Fondazione: “Non era mai accaduto prima d’ora – afferma -, con gli altri presidenti c’è sempre stata una collaborazione che ha portato al risparmio di denaro, alla razionalizzazione e all’abbattimento dei costi, con le maestranze e i sindacati sempre disponibili al dialogo. Non è una questione personale – continua Melandri -, sono pronto a riconoscere il lavoro svolto per una stagione teatrale di alta qualità, ma imputiamo a questa presidenza il mancato ascolto”.