“Giorno e notte un fuoco divino ci spinge ad aprirci la via. Su vieni!
Guardiamo all’aperto, cerchiamo qualcosa di proprio sebbene sia ancora lontano”
(Holderlin)
E proprio su questo strepitoso incipit mi fermo a riflettere sui giovani e le loro passioni. Sì, perché a seguito di un servizio sconvolgente e ben fatto dalla redazione “Chi l’ha visto”, mercoledì 6 novembre, sulla de-generazione di oggi, giovani ragazze che si prostituiscono in cambio di denaro per acquistare stupefacenti e vestiti, da cui i numerosi articoli sui vari e purtroppo tanti casi di smarrimento dei giovani riportati dalla cronaca in questi giorni, si richiede a chi, da sempre intende il mestiere dell’educatore come missione, una seria e onesta riflessione.
Stiamo vivendo nel tempo del niente, quell’età del nichilismo annunciato molto prima dal filosofo F. Nietzsche, come senso, o piuttosto non senso, dell’epoca a venire. Siamo di fronte ad uno scenario che lascia ben poche porte aperte alla speranza. Siamo in un tempo in cui governa l’attesa, in cui a fatica si può proiettarsi sull’oggi. Le vittime di tutto questo sono le nuove generazioni, smarrite dentro l’incapacità di trovare se stesse, perché non individuano né valori, tramontati senza che ne nascessero dei nuovi, e modelli.
E così accade che un giorno una madre o un padre si svegliano e scoprono che la figlia a quattordici anni, anziché ascoltare Claudio Baglioni e sognare l’amore, si prostituisce e si droga.
La tragedia ritorna nella vita quotidiana e mancano strumenti anche al mondo adulto per potere comprendere.
Torniamo alle splendide parole del poeta Holderlin e proviamo a parlare di giovani che nonostante la fatica, nonostante il naufragio lento ed inesorabile di questo assurdo paese, sanno che cosa significa nutrire la vita di passione.
Ci sono molti giovani alimentati ancora, nonostante le evidenti maree, di curiosità, di coraggio e di talento. Mi capita di incrociare sul mio cammino d’adulta Enrico Bernardini. Chi è? Un giovane che lavora, studia, gioca a calcio e ama la musica. Compone testi bellissimi, la sua voce traduce la purezza del suo entusiasmo tanto da costituirsi in un gruppo “Marchesi Scamorza” e incominciare a cantare e suonare. Con il l’idea che un giorno qualcuno riconoscerà il suo talento e la sua voglia di aprirsi al mondo.
Il gruppo, tutti giovani tra i ventitré e i venticinque anni, nasce nel 2009 e nel giro di poco tempo esce il primo cd “La sposa del tempo”. Il successo arriva, ma non dall’Italia, tanto meno da Ferrara, bensì dal Giappone. E’ una musica riflessiva e poetica che spalanca e svuota i sogni nel reale per lanciare un grido tagliente alla vita e al suo senso oggi.
Capita spesso di leggere e ascoltare parole di italiano talento. Io ho la scrivania ricoperta di poesie, racconti, progetti e cd che mi vengono mandati nella speranza che possa, nel mio piccolo, sollecitare l’attenzione anche su chi non accetta l’idea che non si possa più fare niente per risalire. Ascoltare i testi della “Sposa del tempo” dei coraggiosi Marchesi Scamorza può fare riflettere, può essere un inizio nuovo. La cronaca potrebbe occuparsi anche di chi prova, nonostante tutto a resistere e alimentare speranze di ripresa. Sotto questo profilo, di speranza e buon auspicio, bisogna, un passo alla volta ritornare a vivere.
L’entusiasmo è contagioso esattamente come la depressione. Perché allora non parlare di più di chi prova a resistere?
A Natale uscirà “La storia di Teodoro l’armeno” dei Marchesi Scamorza. Io lo comprerò. Su questa colonna sonora casuale costruirò un progetto che possa aiutare chi non crede che si debba ricominciare ad ogni costo.