Termosifoni ancora spenti al grattacielo di Ferrara. La recente scoperta di alcuni sacchi contenenti amianto allunga i tempi dell’intervento all’impianto di riscaldamento delle due torri, affidato a un’impresa termoidraulica e già fermo da inizio settembre, quando l’Asl condusse i primi sopralluoghi dopo gli esposti dei residenti.
E mentre alcuni abitanti si augurano un autunno dalle temperature miti, c’è chi corre ai ripari autonomamente. “Abbiamo stufette e altri strumenti per scaldarci – afferma un signore alla base del palazzo -, e se questa situazione può servire a eliminare i morosi che non pagano le spese condominiali, allora ben venga il freddo”.
Una posizione che però non riscuote molto successo: “Se c’è dell’amianto è giusto fermare i lavori – spiegano due ragazzi all’ingresso -, ma non possiamo passare un altro inverno al freddo. E non sarebbe un grande affare pensare di scaldarci accendendo centinaia di stufette elettriche contemporaneamente”.
Nel frattempo le caldaie del grattacielo forniranno solo l’acqua calda per bagni e cucine, ma il riscaldamento resterà disattivato. “Non faccio previsioni – afferma l’amministratrice condominiale Tiziana Davì -, non dipende da me. Purtroppo nessuno era a conoscenza della presenza di eternit nei muri, e questo ha causato i ritardi”. Oltre a far innalzare il prezzo complessivo dell’intervento per i condomini, che inizialmente non prevedeva costi di smaltimento per l’amianto.
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