Cronaca
26 Agosto 2013
Tar calabrese boccia ricorso dei Gligora: parentele e affari poco limpidi rendono possibili i contatti con la malavita

Day Surgery, rischio di infiltrazioni mafiose

di Ruggero Veronese | 4 min

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admin-ajax (2)Il Tar di Reggio Calabria scrive un nuovo capitolo della vicenda sulle presunte infiltrazioni malavitose nel Ferrara Day Surgery, la clinica privata acquistata nel 2009 dai coniugi Gligora. Il Tribunale amministrativo regionale ha infatti bocciato il ricorso presentato da Giuseppe Gligora e Maria Antonietta Scriva, proprietari della struttura e di diverse cliniche anche in Calabria, le cui convenzioni con la sanità pubblica sono state sospese da un provvedimento prefettizio per il rischio di infiltrazioni mafiose. Un atto che fu replicato anche dal prefetto di Ferrara Provvidenza Raimondo, con conseguente ricorso dei Gligora anche al Tar di Bologna (il cui verdetto definitivo è atteso per ottobre) per poter ripristinare il contratto di servizio con la sanità pubblica ferrarese.

La decisione dei giudici calabresi potrebbe però influenzare parecchio anche la situazione in Emilia Romagna. Nella sentenza depositata pochi giorni fa dal Tar di Raggio Calabria i giudici hanno infatti confermato la validità del provvedimento del prefetto locale, respingendo il ricorso dei coniugi Gligora. “Il provvedimento interdittivo impugnato – si legge nel testo pubblicato dal Tar – si fonda su elementi di fatto che il Collegio reputa rilevanti e sufficienti a sorreggerne i relativi effetti, tenuto conto dell’ampia attività istruttoria condotta, che ha visto coinvolti diversi comparti delle forze dell’ordine (Carabinieri e Guardia di Finanza in particolare)”. I giudici Ettore Leotta, Caterina Criscenti e Valentina Santina Mameli scendono poi più volte nel dettaglio nel descrivere gli “elementi di fatto” che giustificherebbero l’interdittiva prefettizia: parenti e dipendenti dei Gligora legati ad ambienti vicini alla ‘ndrangheta, e molti punti interrogativi negli affari dei due coniugi calabresi, che mostravano una disponibilità economica un po’ troppo elevata per le loro dichiarazioni dei redditi

Due nomi che tornano più volte nella sentenza del Tar sono quelli di Francesco Gligora, figlio degli imprenditori al centro del caso, e di sua moglie Preziosa Scordo. È lei che rappresenta secondo gli inquirenti il possibile legame con le cosche calabresi. Suo padre Francesco Scordo, ex sindaco di Africo, era già stato destinatario di un’interdittiva antimafia, mentre quattro zii sono pregiudicati con una lunga lista di precedenti penali tra cui il traffico di stupefacenti, l’associazione di stampo mafioso, il sequestro di persona e l’estorsione. Dal punto di vista patrimoniale i giudici parlano di “accertate violazioni delle norme sulla tracciabilità dei flussi finanziari” e descrivono alcune delle transazioni più sospette, alcune delle quali legate proprio alla clinica Ferrara Day Surgery. “Sono state rilevate ingenti disponibilità economiche, finanziarie ed immobiliari, che appaiono incongruenti rispetto alle apparenti fonti reddituali dei coniugi Gligora (circa € 150.000,00 complessivi, per entrambi)”. Incongruenze come quelle legate alla copertura dei debiti della clinica estense: “La Ferrara Day Surgery – si legge nella sentenza del Tar – ha accumulato perdite per € 2.823.598,00, per la maggior parte dovute a disavanzi di gestione e i soci hanno effettuato versamenti per un importo pari a € 1.126.464,00. […] La relazione della Guardia di Finanza di Reggio Calabria conclude evidenziando che […] esistono elementi che, per ragioni di riservatezza, non è possibile disvelare, ma che consentirebbero di confermare la propensione di Gligora Giuseppe ad un improprio ricorso all’uso del contante, circostanza questa che mal si concilia con una lineare e trasparente gestione degli affari e delle società a lui riconducibili”.

A questi fatti si aggiunge “la sussistenza di sporadiche frequentazioni di Gligora Giuseppe con soggetti segnalati per diversi reati” e che “alcuni dipendenti della Services Group (società dei Gligora, ndr) risultano avere rapporti di stretta parentela con soggetti detenuti per associazione di tipo mafioso e ritenuti comunque contigui a cosche di ‘ndrangheta”. Elementi che giustificano il sospetto alla base delle interdittive dei due prefetti. Il Tar di Reggio Calabria sottolinea infatti che per emettere un provvedimento di questo tipo, di natura preventiva e precauzionale, non è necessario provare con certezza le infiltrazioni malavitose, ma semplicemente che esistono elementi tali da renderle possibili. “Le informative antimafia negative infatti – si legge tra le conclusioni della sentenza – rientrano tra i provvedimenti di carattere preventivo “a tutela avanzata”, posti a presidio dell’ordine pubblico, volti a evitare possibili infiltrazioni di ambienti criminali nel tessuto economico della società.[…] In tale ottica, possono assumere rilievo preponderante semplici fattori induttivi “di non manifesta infondatezza del giudizio prognostico” del Prefetto, al quale è riservato un margine amplissimo di discrezionalità valutativa […]. L’emergere di tentativi di infiltrazione mafiosa può essere, quindi, desunto da fatti di per sé privi del carattere della certezza ma che, nel loro insieme, siano tali da fondare un giudizio di possibilità che l’attività d’impresa agevoli, anche in maniera indiretta, le attività criminali, o ne sia in qualche modo condizionata”. Una sentenza che dovrà essere necessariamente tenuta in conto dai giudici del Tar di Bologna. Che tra meno di due mesi potrebbero decidere, nel caso di una bocciatura del ricorso dei Gligora, di sospendere definitivamente il contratto di servizi tra la clinica e la sanità pubblica ferrarese.

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