Come Legambiente, quando ero presidente del circolo cittadino, insieme a vari comitati ci opponemmo strenuamente alla costruzione della centrale a turbogas e alla triplicazione dell’inceneritore, perché non occorre essere granché lungimiranti – e lo sottolineavamo – per capire che non si costruiscono impianti di quella portata se non si è sicuri di poterne ricavare un profitto. La turbogas di cui si vagheggiava un ritorno di risparmio economico in termini di tariffe agevolate per la realtà industriale cittadina e provinciale ha invece creato un monopolio che ha contribuito a far aumentare notevolmente – anche del 30% – il prezzo dell’energia all’intero del petrolchimico, per non parlare del ritorno in termini di inquinamento!
Della triplicazione dell’inceneritore si vagheggiava come di una misura per chiudere tutte le discariche, che non solo continuano ad esistere ma vengono “riprofilate” – termine astuto per dire che viene aumentata la loro capienza – si affermava inoltre che l’inceneritore avrebbe operato al di sotto della propria potenzialità per contenere lo stato delle emissioni.
Per qualcuno il termovalorizzatore (altro termine astuto) era addirittura annoverabile tra le energie rinnovabili, in quanto produce energia senza consumare materia prima! Grazie agli incentivi statali, per la multiutility nostrana è stato possibile triplicare l’inceneritore con la foglia di fico dell’autorizzazione limitata, sia in materia di rifiuto da bruciare: urbano provinciale, sia di tonnellate annue.
Ora la foglia di fico è volata via e la realtà delle nuove autorizzazioni non fa altro che confermare che quando costruisci un impianto è per farlo funzionare a pieno ritmo, a dispetto della buona amministrazione e ovviamente del buon senso. Così come le armi, se si costruiscono prima poi si usano.
Hiroshima insegna!