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9 Luglio 2013

Guai a chi alberga deserti!

di Francesca Boari | 3 min

Al termine degli esami di stato, a cui il mio mestiere di educatrice mi ha chiamata anche quest’anno, mi sento di potere fare alcune considerazioni su quello che sta accadendo in modo parallelo e simmetrico nella nostra meravigliosa città. Spero davvero che questa mia umile riflessione arrivi all’arcivescovo don Luigi Negri e a quelli che si ostinano a trovare sensato un dire che è ben distante dalle parole di papa Francesco che invita i giovani ad essere rivoluzionari.

Premetto che non considero rivoluzionario nessun comportamento che manchi di rispetto per luoghi pubblici, non considero rivoluzionario bere fino allo stordimento e alla perdita di sé, non considero rivoluzionario fare l’amore nel piazzale di una chiesa, non considero rivoluzionario utilizzare un linguaggio offensivo e povero, non considero rivoluzionario urinare dove capita. No. Rivoluzionario non è certo nessuno di questi comportamenti.

Durante gli esami ho cercato di concentrarmi sui percorsi individuali degli studenti e ho notato che ciò che li accomuna è una sorta di spaventosa rassegnazione, un annegare progressivo dentro quelle che alcuni studiosi chiamano “passioni tristi” e alla fine forse un accomodarsi dentro questa illimitata indifferenza e incapacità di ascolto da parte del mondo adulto.

Recintare il duomo? La soluzione? Non credo proprio. Giustificare comportamenti perché sono solo dei giovani? Nemmeno.

Prevenire è un termine che nella nostra città si ignora. Alcuni anni fa esistevano luoghi di incontro e scambio di fondamentale importanza aperti ai giovani e capaci di restituirgli giorno dopo giorno una piccola dose di senso. Uno in particolare a cui devo tanto, Casa Cini. Ve la ricordate ferraresi? E io chiedo e se possibile mi si risponda senza menzogne, che fine ha fatto quel luogo di incanto? Perché non c’è più nemmeno la targa appesa fuori dalla casa di tanti di noi? Chi abita quegli spazi? Due anni fa avevo cercato, coinvolgendo curia e comune , di aprire un centro educativo da rivolgere specie ai ragazzi delle medie. Mi sarebbe davvero piaciuto poter educare alla musica, all’arte, al cinema, alla lettura i nostri ragazzi in una età che non è minimamente tutelata dalle istituzioni. La mia esperienza è durata tre settimane. Non ci sono soldi, mi è stato detto, e nemmeno locali da adibire a questo.

Allora io dico ai miei giovani, siate rivoluzionari, non lasciate che dicano di voi che non contate niente, chiedete alla vostra città e alle istituzioni che la rappresentano gli spazi di cui necessita la vostra esistenza e se vi diranno di no, non rassegnatevi.  Fate sentire le vostre voci e alzatele, non abbiate paura e soprattutto non fatevi accartocciare in quel niente che tanto piace per non affrontare il problema.

A Sua Eccelenza chiedo, invece, di pensare se davvero il mondo cattolico apre alternative significative e riesce a cogliere il bisogno estremo di ascolto che urlano nei loro disagi i nostri ragazzi.

Guai a chi alberga deserti!

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