Indiscusso
10 Maggio 2013

Esiste un progetto economico-ambientale per Ferrara?

di Marzia Marchi | 4 min

Leggo progetti relativi alla nostra città e al nostro territorio provinciale con prolusione di cifre che il più delle volte mirano a coprire considerazioni  di più necessario buon senso. Partiamo dall’attualità: il polo delle energie rinnovabili, così lo definisce la stessa Hera che vorrebbe costruirlo in luogo del vecchio inceneritore, nel Parco urbano! Brown field si direbbe nella logica aziendalista, ovvero luogo già contaminato, come le aree industriali dimesse. Al di là della necessità  di avere l’ennesima centrale termoelettrica in città, come si sposa un polo dell’energia  con la necessità di riqualificare una zona  contaminata nell’ambito del Parco urbano che negli intenti originali  doveva  ricostruire la cinta di verde della città fino al Po?.

Ne prendo un’altra di stretta attualità: l’idrovia, per la navigazione commerciale di navi di quinta categoria, dei giganti dei fiumi, lunghi 150 metri di 1350 tonnellate di stazza che dovrebbero transitare dal Po, tramite la conca ormai disastrata, attraverso il canale Boicelli, coperto da una cortina di tubi del petrolchimico, fino alla darsena ormai impedita alla navigazione. Passando lo storico ponte di San  Giorgio, dopo essersi incastrate nell’ansa di via Bologna,  le  navi dovrebbero giungere fino a Porto Garibaldi dove per  accoglierle stanno progettando 600 appartamenti. Follia pura. Infatti i lavori – nel più puro stile italiano – sono cominciati dalla metà, da Valle Lepri e spostando la curva di Final di Rero! Ora che ci si voglia accapparare dei soldi per mettere a posto qualche sponda e qualche banchina, è poco meritorio ma ha anche un suo senso, diverso è spacciare, come fa la Presidente attuale della Provincia (sulla scia di quello precedente) che l’idrovia “rappresenta il terminale sud del sistema idroviario padano veneto” che porterà alla diminuzione dell’inquinamento stradale perché una nave di quinta categoria equivale a 50 tir.

Follia per semplici inequivocabili motivi: primo di tutto, l’asta del Volano non è navigabile da simili imbarcazioni per molti tratti del suo percorso. Secondo, il trasporto fluviale in Italia è limitatissimo, e se certamente potrebbe essere incentivato, non è l’idrovia padano- veneta il percorso migliore in quanto esista già l’asta del Tartaro- Fissaro che  arriva fino a Venezia ed è collegata con Mantova  per cui la nostra sarebbe un inutile doppione, visto il sottoutilizzo di quella che passa per Rovigo,  territorio peraltro assai più commercialmente e industrialmente attrezzato del nostro. Blaterare di “corridoio mediterraneo” che  ci unisca con la penisola iberica transitando per il Volano  è una favola che i ferraresi possono raccontarsi semplicemente osservando l’inamovibilità del Sebastian Pub in Darsena!  Poi le autostrade (sulla Cispadana ho già avuto modo di scrivere) concepita come un mezzo di sviluppo economico di territori marginali, come se scempiare il terreno agricolo, con svincoli e caselli corredati di capannoni industriali, fosse lo sviluppo per l’alto ferrarese o per il basso Ferrarese, visto che si vuole trasformate in autostrada anche la Ferrara mare. Il tutto mentre siamo intrappolati in una crisi di cui non si vogliono analizzare i motivi e di cui non si intravedono soluzioni ma soltanto gli effetti di chiusure indiscriminate e di disoccupazione che cresce. Cos’è,  salveremo l’economia di Ferrara con questi tre mega progetti? Come a suo tempo promettevano con la turbogas che oggi viaggia a potenzialità ridotta, dà lavoro a pochissime maestranze, per lo più esterne e non ha portato mezzo vantaggio alla città, in quanto tutta l’energia che produce viene immessa nel circuito del gestore nazionale e internazione dell’energia elettrica.  Diamo l’impressione di essere terreno di conquista facile, così per l’Eni, o per  i nostrani amministratori dell’Hera. Per non parlare dello scempio di terreno agricolo vocato alla produzione di biomasse e alla loro proliferazione sconsiderata in spregio alle esigenze di agricoltori  locali e degli abitanti del forense.

Ora io penso invece che un territorio piano e lineare come il nostro, a forte tradizione agricola e ambientale, (basti pensare al corso del fiume Po e al delta con la sue valli)  meriterebbe un progetto economico–ambientale di lungo respiro, con l’incentivazione di agricoltura biologica su larga scala, concepita nella rimodulazione del territorio agricolo attraverso la ricostruzione delle varietà atte a ricreare la biodiversità  uccisa dall’agricoltura industriale. Le vie d’acqua andrebbero risanate per facilitare un turismo ambientale fatto di imbarcazioni leggere e transito ciclabile lungo le sponde dalla città fino al mare, e per il trasporto merci e passeggeri andrebbero ripristinate e potenziate le ferrovie che abbiamo invece malamente dimesso, per poter andare in  treno al mare invece che con l’autostrada, così come sul versante industriale invece di essere preda degli interventi speculativi della grandi imprese, occorrerebbe incentivare e attivare la piccola imprenditoria  per un economia  circolare piuttosto che lineare. Altro che corridoio verso la penisola iberica, occorre incentivare l’economia a chilometri zero, l’autoproduzione e il circuito chiuso  come   lo è un ecosistema che in natura è l’unico modello che funziona. Infine, un’accurata manutenzione all’esistente, che sia recupero edilizio storico o industriale per ridurre il consumo di suolo e lo stato di dissesto idrogeologico che si manifesta anche nel nostro territorio, così piatto ma così intriso da’acqua.  Crollano le strade, ci stanno crollando gli argini e perfino le mura  mentre ci troviamo  a dover gestire mostri inutilizzati come il palazzo dello specchio e i mostri del Darsena City, voluti  secondo un’idea miope di sviluppo della città. La stessa che di fronte all’erosione costiera progetta porti e appartamenti!

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com