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15 Febbraio 2013

Il prezzo del riscatto

di Francesca Boari | 4 min

“Sotto il segno della ragione abbiamo diritto a desiderare la morte o è forse questo solo privilegio dei poeti?”

A trentatré anni Marco piange ad Antonia la bellezza che non ha vissuto.

Seduto mi domando se ho saputo amarti e quanto di ciò che ho provato per te hai potuto capire. Non vedo ormai più niente e tutto ciò che arriva è solo una risata dal fondo della camera. Nel buio intenso di questa soffitta, osservo le lancette dell’orologio e so bene che si fermeranno prima che faccia luce. Aspetto e ti vedo nuda di fronte a me. Mi guardi e sorridi. Sono sicuro che ti stai facendo le solite domande. Infastidito dalla prevedibilità dei tuoi gesti, a volte ho voluto lasciarti. Per ritornare. Era autunno quando ti incontrai di nuovo, sotto i portici dei grandi magazzini. La luce era confusa, tra il bianco e il grigio. Ti ho invitato a prendere un caffé in una nuvola di fumo dove, nelle prime ore del mattino, fanno colazione gli autisti.

“Hai il viso magro” e tu non rispondevi e sorridevi. Quella mattina abbiamo parlato anche di Calvino. Lezioni americane. Tu tremavi e continuavi a guardarti intorno. Tenevi tra le mani almeno dieci riviste: viaggio negli Stati Uniti. Non eri felice.

Hai mai creduto vero quello scenario dentro il quale questa dichiarazione d’amore per te si è mossa a passi lenti, a circuire la tua attenzione, ad ingoiare la tua giovinezza, a sorpassare gli entusiasmi e a mutarli troppo in fretta in cadute verso il basso? La prima volta che appoggiai le labbra sul tuo seno giovane e bianco di luce, avvertii una strana sensazione, regressione involontaria all’infanzia, il profumo del latte, il basilico in estate, il rosso intenso dei pomodori. Quando le stagioni erano ancora stagioni.

Un voluttuoso mescolarsi di sensazioni olfattive e visive che mi portava lontano nell’armonia ospitale della riconciliazione con me stesso. Adesso, intendo proprio ora, in questi minuti che precedono la fine, ho come la sensazione che il tempo danzi come quando i bambini si stringono in un cerchio e si muovono sul suolo cercando un equilibrio.

Un invito al pentimento, al rimorso, al rimpianto…dovrei in questi istanti amare la vita come allora, sull’erba verde d’estate assieme a te e al profumo delle fragole sciolte al sole…forse dovrei ritornare, ma che dico…

Mi tolgo i pantaloni e li appoggio sul pavimento. C’é cattivo odore. Una forza distruttiva incontrollabile mi ronza attorno assieme con un inequivocabile senso di morte, di lacerazione, di vano dolersi alla ricerca di una terra senza male e alla guarigione di un’anima straniera. Ostinato restare, stupido ed inaccettabile attaccamento alle cose del mondo che amo, amo, amo!

(…) Abbiamo fatto l’amore giorni fa e ti ho lasciato un forte odore di sesso tra le lenzuola. Non c’é luce, ora, al di fuori di quel ricordo, dentro il quale tu respiri sul mio ventre sudato di piacere di una polvere che sa d’infanzia.

(…) Sottile mancamento, abbandono leggero nel vuoto ( un ragno di enormi dimensioni sta salendo sulla mia gamba e decido di non fermarlo perché mi fa compagnia). Fluire rapido di istante in cui niente si distingue più. Cercare, cercare, cercare. Follia. Sentirsi vivere.

(…) Apristi la porta e appena entrai mi trovai le tue braccia attorno al collo. Mi bagnasti ed io non capii se di lacrime o saliva. Era da poche ore morta tua nonna. Allora non me lo dicesti. Lo seppi solo alcuni mesi più tardi. Evidentemente cercavi , anche allora come oggi, di annientare il frastuono dell’assenza nel silenzio, non parlavi del tuo dolore e custodivi gelosamente la tua sofferenza segreta, non lasciando trasparire sul viso alcuna incertezza.

Quella notte facemmo l’amore, mentre raggiungevi il piacere ti sentii piangere. Gridavi e piangevi. Quel piacere interrompeva un dolore non previsto, come è sempre quello che procura la morte. Il tuo respiro era così intenso, il calore e l’odore della tua pelle così insolitamente nuovi. Fuori la pioggia picchiava sulla notte, accompagnando gli ostentati affanni del sesso, mentre un sublime e reciproco senso di appartenenza ci disorientava, vittime inconsapevoli di ciò che non possiamo conoscere. Inevitabile attaccarsi alla vita. Se non fosse che tutto accade sempre e solo in un istante.

Quando uscii, la luce si sostituiva lentamente al buio e il tuo odore invadeva il mio corpo (….)

 

Da “Il prezzo del riscatto”, ed. Cicorivolta 2008 pp 65-71

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