Oggi, forte di ben due sentenze, la prima della Corte Costituzionale e la seconda del Consiglio di Stato ho messo finalmente in pratica la legge. Mi sono decurtata la bolletta dell’acqua, ben parca in verità, della percentuale equivalente alla remunerazione del profitto, ingiustamente pagata da dopo la vittoria referendaria. Abbiamo organizzato, come Comitato Acqua pubblica, la campagna di obbedienza civile già all’inizio del 2012, raccogliendo i reclami per l’ingiusta tariffa pagata dopo la promulgazione del vittorioso risultato referendario del giugno 2011, che al secondo quesito chiedeva di eliminare i profitti dalla tariffa, poiché l’acqua non è un merce ma un diritto!
I reclami sono stati consegnati ad agosto 2012 e nulla è successo. Ora il Consiglio di Stato, cui si era rivolta l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (che gestisce anche l’acqua!), inventata dopo il referendum per ridefinire le tariffe, conferma, senza se e senza ma, la volontà abrogativa ad effetto immediato. Dunque, gli italiani dal luglio 2011 stanno pagando bollette illegittime che devono essere risarcite per la parte concernente la remunerazione del capitale, pari a circa il 7% che in realtà, per una serie di calcoli, si traduce in percentuali sulla bolletta variabili tra il 10 e il 15%. In attesa che si metta in moto la macchina dei risarcimenti, i cittadini e le cittadine sono invitati a seguire il mio esempio e a praticare la campagna di obbedienza civile, obbedienza al dettato di legge! Ho tolto la domiciliazione bancaria e ricompilato, su bollettino postale, la mia fatturazione con la quota corretta.
Fatta la legge, trovato l’inganno, dice un adagio italiano. Ahimè! Infatti ora stanno provando ad aggirare la volontà di 27 milioni di cittadini, la maggioranza, chiamando “oneri per spese finanziarie” ciò che prima era dichiaratamente profitto! L’abbiamo già visto con l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti che poi hanno ribattezzato rimborsi elettorali e sappiamo in che tasche sono finiti! La grande carta di lamentazione delle multiutility è ora: il denaro costa e per fare gi investimenti siamo costretti a contrarre mutui. Ma non s’era detto di privatizzare le aziende dei servizi pubblici proprio perché nel privato c’erano i capitali? Di prendere a prestito è capace anche un’azienda interamente pubblica e senza dover fare utile sulla erogazione del servizio forse riesce a fare anche maggiori investimenti, esattamente come è stato nel passato, in cui i servizi ai cittadini li hanno diffusi le aziende municipalizzate, le stesse che poi sono state vendute per fare reddito. Infatti ha ottenuto la maggioranza anche il primo quesito, il quale indica chiaramente la volontà dei cittadini di riavere il servizio idrico e anche le altre utilità, di nuovo interamente PUBBLICHE. Si scrive acqua ma si legge democrazia!