Il presepio ha reso a tutti familiare che Gesù sia nato a Betlemme. Del resto i due soli vangeli canonici che parlano della nascita di Gesù, quelli di Matteo e Luca, sono concordi nel fissare l’evento in quella cittadina. Tuttavia, se si leggono con attenzione i due testi, ci si accorge che essi percorrono itinerari diversi (anzi spesso incompatibili) per cercare di tenere assieme il riferimento a Betlemme (secondo antiche profezie, il luogo di nascita del futuro messia) e la provenienza di Gesù dal periferico villaggio di Nazaret (nome che non compare mai in tutto l’Antico Testamento). L’approccio critico deduce da ciò che il dato storico più probabile è che Gesù sia nato a Nazaret e che il riferimento a Betlemme dipenda da una racconto teologico (genere letterario ben attestato in quell’epoca). Ci si troverebbe perciò di fronte non a un dato di cronaca, ma a un modo narrativo per indicare che Gesù è il messia.
Se si accetta quest’ultima ipotesti, tutto va a rotoli? Tutto cade in un gorgo di contraddizioni? Alcuni la pensano così e tra essi sembra esserci anche Josef Ratzinger (vedi il suo libro L’infanzia di Gesù). Per altri le cose stanno in modo diverso, a patto di saper distinguere, in maniera appropriata, tra ricerca storica e narrazione teologica.
Si tratta di argomenti complessi ma anche affascinanti. Chi ne vuole sapere di più è invitato domenica 30 dicembre alle ore 11 presso la sala-teatro della parrocchia di Santa Francesca Romana (via XX settembre 47). Ci sarà Enrico Norelli (Università di Ginevra), uno dei massimi esperti internazionali di origini cristiane, che parlerà su: «La ricerca del Gesù storico: definizione e problemi».