Indiscusso
27 Novembre 2012

Orfani di sana politica

di Marzia Marchi | 3 min

Mia nonna diceva sempre: a fare le cose bene e farle male ci si mette la stessa fatica! Credo sia una grande saggezza popolare, eppure continuiamo a farle male! Piano aria di Ferrara, dell’Emilia Romagna, dell’Italia che fine ha fatto? Nell’impazzimento generale su temi quali primarie chi vincerà, elezioni quando e come, Monti bis sì e no, nessuno pone più attenzione  su ciò che respiriamo e che fino a prova contraria ci permette di poter veicolare il nostro respiro e le nostre parole. In un territorio in cui ti frana letteralmente la terra sotto i piedi pare che l’aria che entra nei nostri polmoni non sia più una priorità.

Del piano 20-20-20, ovvero il raggiungimento del 20% della produzione energetica da fonti rinnovabili, il miglioramento del 20% dell’efficienza e un taglio del 20% nelle emissioni di anidride carbonica, contenuto nella Direttiva 2009/29/CE, entrato in vigore nel giugno 2009 e valido dal gennaio 2013 fino al 2020, approvato dalla Commissione europea  ancora nel 2008, nessuno parla più e siamo a fine  2012! Intanto i piani traffico sono sempre più blandi, l’emergenza rifiuti  viene risolta a suon di inceneritori e ampliamenti di discariche (che emettono miasmi), le emergenze lavoro fanno passare in secondo piano i  fumi che escono dalle ciminiere delle fabbriche.  E intanto si promuove una politica infrastrutturale che punta sull’alta velocità per viaggiatori d’elite e sul potenziamento autostradale, tre solo nel nostro territorio. Nemmeno il crollo italiano della produzione automobilistica riesce a innescare una virtuosa politica di trasporto collettivo e pubblico.

Invece di potenziare le vecchie linee ferroviarie e creare una rete in grado di unire territori marginali, che favorisca una mobilità pendolare a basso impatto, si favoriscono le concentrazioni autostradali e gli agglomerati urbani ad elevata mobilità automobilistica. Invece del treno che colleghi finalmente Ferrara alla sua costa , un’ autostrada a pagamento, invece di una metropolitana di superficie veloce che colleghi Bologna a Ferrara, un’inutile idrovia  pseudo commerciale che prevede l’innalzamento del ponte ferroviario di Ferrara. Invece di una seria applicazione dell’accordo di programma sul petrolchimico che prevedeva la partecipazione attiva di rappresentanze della cittadinanza alla gestione di una città nella città, i misteri delle torce accese per un tempo allarmante e le prove di allerta nel quartiere nordovest. Invece  di una seria politica di coinvolgimento della cittadinanza sulle decisioni rilevanti per la città, per esempio nella costruzione di nuove centrali elettriche e trivellazioni per ricerche di improbabili giacimenti di idrocarburi , decisioni calate dall’alto  e battaglia no nimby.

Gli oxygen bar sono già stati inventati, luoghi in cui fermarsi invece che a bere un caffè, ad aspirare un po’ di aria pulita.  Facile prevedere chi in futuro potrà permettersi di andare al mare, di spostarsi da una città all’altra e di respirare anche, di quando in quando, una buona boccata d’aria pulita! Perché il piano  folle dell’attuale politica liberistica neo-oligarchica è chiaro: concentrare le risorse rimaste, sempre più scarse, nelle mani di pochi, così con l’acqua, così con le energie fossili e perfino rinnovabili, così con la gestione del patrimonio artistico  e della cultura,  musei e  scuole-università  roccaforti dall’accesso limitato, paradisi ambientali da preservare per un accesso elitario, stile Villa Certosa per intenderci, dove magari, in futuro, pensare di installare anche  i distributori di ossigeno!

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