Due sono i tesori di Faenza: la ceramica ed il vino. Ebbene oggi questi “must”, che rappresentano in modo mirabile storia, arte e cultura vitivinicola della cittadina romagnola, trovano una perfetta sintesi nel progetto “ Vino delle anfore”, una iniziativa unica in Italia ideata dalla Tenuta Masselina (un’azienda di circa 22 ettari a monte di Castelbolognese e protesa sulla pianura tra Imola e Faenza di proprietà del Gruppo Cevico uno dei primi dieci produttori italiani di vino) che mette assieme il lavoro della terra ed il tocco artistico dei maestri ceramisti faentini, che sono riusciti a rinnovarsi e perfezionarsi nel corso dei secoli per attirare ed ammaliare clientele sempre più vaste, interessate ed esigenti.
Faïence sin dal Rinascimento è sinonimo di maiolica, una terracotta rivestita di uno smalto bianco coprente a base di stagno e piombo, ideale per ricevere la decorazione manuale a pennello.
Il progetto trova sostanza nelle uve di Trebbiano romagnolo – provenienti da una vigna, vecchia di 40 anni – vinificate ed affinate in anfore artigianali di terracotta faentina, preparate nella “bottega” di Pier Paolo Garavini. L’anfora, usata sin dal tempo dei Romani per preservare e trasportare il nettare di Bacco, ha permesso di creare un vino unico, con profumi e sapori irripetibili, che un volta imbottigliato viene marcato con preziose etichette in ceramica artistica di Faenza, realizzate nel laboratorio dei Maestri Maiolicari Faentini di Lea Emiliani, che riproducono, sull’onda della tradizionale “ars amatoria” del Rinascimento italiano, i volti delle quattrocentesche “Gentili Donne di Faenza”, tratteggiate in modo mirabile nell’interessante libro “Delle Gentili Donne di Faenza” di Carmen Ravanelli Guidotti, grande esperta di ceramiche e dal 1979 conservatore alle collezioni retrospettive del Museo Internazionale delle Ceramiche (www.micfaenza.org). Ogni bottiglia è unica, come un’opera d’arte, ed è al tempo stesso un’esperienza sensoriale completa che appaga tutti i sensi. In questa prima fase del progetto sono state preparate circa 2.000 bottiglie ma in futuro, visto l’andamento delle prenotazioni, è previsto un significativo aumento.
Il vino delle anfore. Come si è detto il vino, un Trebbiano IGP “ancestrale”, nasce da un vigneto antico di Trebbiano collocato all’interno della Tenuta Massellina, dove le breze marine che spirano da est, favoriscono un’escursione termica particolarmente adatta alla maturazione fenolica. La conservazione delle basse temperature è favorita dall’esposizione ad ovest del vigneto, che ne determina l’ombreggiamento durante le prime ore del mattino. Le uve di perfetta qualità e maturazione, prima selezionate poi diraspate a mano, vengono poste nelle anfore per la fermentazione alcolica. Dopo un mese in anfora il mosto viene separato dalle bucce. Il vino poi riposa in anfora per altri tre mesi, durante i quali avviene la fermentazione. In continua osmosi con l’esterno grazie alla terracotta il vino acquista una finezza aromatica inimitabile, piacevole sapidità e grande morbidezza che regala al palato una sensazione vellutata. A questo punto è arrivato il momento del passaggio in legno per una percentuale significativa di prodotto che consentirà al vino di completare il suo corredo organolettico e di acquisire una longevità inaspettata. Infine un lento affinamento in bottiglia per almeno cinque mesi permetterà al Trebbiano IGP, oramai pronto, di esprimere il meglio di sé, sensazioni gustative eccellenti.
Le Gentili donne di Faenza. Nel Rinascimento “usanza gentile” era quella di effigiare il volto della persona amata sul vasellame: nacque così il genere “amatorio” un vero e proprio omaggio alla bellezza delle donna. L’usanza prende piede proprio a Faenza nell’ultima parte del ‘400, nel momento in cui si registra nella maiolica il passaggio a stili esclusivamente rinascimentali per interpretare il più possibile da vicino il gusto della committenza che oramai impone la figura ed il ritratto di “belle” donne. La gamma espressiva ed artistica di questa “ars amatoria” diventa più vasta nel corso del 1500. I giovani facevano dipingere il viso delle loro favorite accompagnato dal nome seguito dall’aggettivo “bella”, in vasi, boccali, piatti di varie forme e dimensioni ampiamente documentate nel Museo faentino.
I Maestri maiolicari faentini. La ceramica faentina, da sempre, primeggia nel mondo per meriti artistici, per la sua raffinatezza ed eleganza e, particolarmente, per la lucentezza esecutiva. Il lirismo cromatico che promanano i colori che si adagiano gli uni agli altri e si accendono di una luce particolare, in un ritmo di segni nelle ammirevoli varietà pittoriche, reca il ricordo di vicende d’arte, di mode lontane, di tradizioni e di una cultura raffinata. Una fra le espressioni più importanti di quest’arte rivive nella bottega dei Maestri Maiolicari Faentini di Lea Emiliani gli antichi e preziosi decori della tradizione ceramica faentina. Le preziose etichette in ceramica artistica che imprezioscono le duemila bottiglie del progetto “Vino delle anfore” sono realizzate in questo laboratorio. Come richiede la tradizione la smaltatura ad immersione e la decorazione a pennello sono eseguite interamente a mano, con l’uso di smalti e colori che fondono e si amalgano in seconda cottura intorno ai 900° C.
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