Sandy travolge l’east coast americana. Occhi, orecchie, penne e microfoni di tv radio e giornali del mondo sono puntati sugli Stati Uniti, in particolar modo su New York City, precisamente sull’isola di Manhattan, dove un’incompiuta Freedom Tower subisce, esile e indifesa, le violente raffiche della potente signora Uragano che ha già mietuto vittime nella sua risalita dal Mar dei Caraibi. Io resto attonita davanti allo spettacolo spaventoso della metropoli-dove-tutto-è-possibile piegata sotto la forza devastante della natura. Il primo pensiero va agli zii che vivono a Brooklyn. Poi mi perdo a ricordare gli odori, i colori e le luci che ti restano dentro, indelebili segni, quando visiti quella città. Il ‘Cyclone’, lo storico roller coaster di Coney Island -svettante sullo scenario decadente dei Guerrieri della notte- sarà rimasto in piedi? E Nathan’s sarà già tornato a infilzare gli hot dog più buoni d’America? Woody Allen tornerà a girare film sull’isola alla foce dell’Hudson? Continuerà a condirli con ironia e musica jazz?
È un succedersi di punti interrogativi nella mia testa. Non ultimo è il dubbio sulle presunte cause di tutti questi sconvolgimenti climatici che sembrano accanirsi sulle città, sempre più frequentemente. Avrà ragione chi ritiene che le calamità naturali che si abbattono sulla terra non sono altro che accidenti mandati da una stanca mamma natura? Greenpeace, in una recente nota stampa, fa sapere che “L’uragano Sandy è un evento meteorologico estremo indotto dal cambiamento climatico e senza un radicale cambiamento di rotta nelle politiche energetiche, fenomeni di questo tipo sono destinati a moltiplicarsi, a divenire sempre più distruttivi, a colpire zone del pianeta tradizionalmente estranee a calamità del genere.” Insomma, come se ci trovassimo di fronte a un puntuale avvertimento di chi non può più sopportare tanto a lungo le deturpazioni, le mancanze di rispetto inflitti di continuo al proprio regno, tagliando foreste, disperdendo petrolio nell’oceano, costruendo nuovi inceneritori, gettando asfalto sui prati…
Oppure l’uraganessa Sandy rientra semplicemente tra quei fenomeni -come i terremoti, le eruzioni dei vulcani, le grandi siccità- che nei secoli dei secoli si succedono naturalmente sulla terra e scemi noi che ci immaginiamo dietro chissà che disegno divino?
Pensandoci bene, non credo sia davvero importante trovare una risposta a questa domanda. A meno che non si voglia perdere tempo nella ricerca di un’alibi in più per poter così continuare a imbrattare, squartare, consumare, l’unica terra che abbiamo sotto i piedi, declinando in questo modo ogni responsabilità sullo stato di salute del pianeta che consegneremo alle generazioni future.
Abbiamo finito le scuse e nessuno può più permettersi di alzare le spalle. Credo che tutti debbano fare la propria parte nella limitazione degli sprechi di risorse e nel ridurre gli scarti prodotti dal vivere quotidiano, a partire dalle cose più banali, come muoversi in bicicletta e bere l’acqua di rubinetto -che, mi hanno spiegato, è buona anche se viene dal Po- e molte altre azioni disponibili ormai in ogni guida dell’eco-cittadino.
Iniziare diminuendo il peso del nostro impatto di singoli individui su questo esausto mondo, è già qualcosa. Ma non credo basterà a salvarci dal prossimo tsunami.
Le persone hanno bisogno di acquisire una coscienza green, fin dalla tenera età, con informazioni, insegnamenti e aggiornamenti costanti. Chi ci governa ha il dovere di creare un piano di strumenti educativi che, a mio parere, andrebbe pensato per spiegare a tutti, vecchi, giovani, istruiti o meno, di lingua e cultura differenti, come si fa a ridurre la profondità delle nostre impronte sulla terra.
Naturalmente in tutto ciò l’arte e la creatività dovrebbero avere un ruolo centrale e, solo alla fine di questo post, torno a parlare di cicaliche suburbane. Svelandovi un altro carattere peculiare di questa specie sopravvissuta, grazie a straordinarie capacità di adattamento, ai cambi climatici conseguenti al riscaldamento globale. Vi dirò che le cicaliche suburbane hanno un’anima ecologista, dettagli e motivazioni, cari lettori, seguiranno nel prossimo post, nel mentre, se avete qualche suggerimento per diventare bravi ecologisti… servitevi dello spazio commenti, per una giusta causa, una volta tanto.