Attualità
20 Ottobre 2012

Astenuti perditempo – II parte

di Elena Bertelli | 3 min

Lo so che in tanti là fuori dal monitor attendono nomi e cognomi per eleggere la prossima vittima su cui far piovere commenti lapidei… Rimarranno delusi.

Mi limiterò a citare casi virtuosi di gente che si dà da fare con creatività e cultura (il più delle volte senza remunerazione alcuna) tra chi conosco qui intorno. Obiettivo? Dimostrare che le cicaliche suburbane sono dappertutto e non si fermano mai, trasportano instancabilmente ogni briciola di sapere nei loro nidi e trasformano i cumuli di provviste in cibo per far brillare le menti di tutta la città che vuole unirsi alle loro danze. Gli increduli vadano pure a controllare se dico la verità.

C’è Basso Profilo (architetti, amano i cani dalla forma allungata e le gambe corte e si dilettano nella ricerca di luoghi degradati della città, con lo scopo di riportarli al centro della socialità); ci sono gli Arieti, stanno sempre a pedalare quelli, e con le loro biciclette San Francisco’s style che mi fanno tanta invidia hanno portato un po’ di cultura transoceanica in città, e poi c’è Zuni, dove si organizzano mostre di giovani e promettenti artisti da tante parti d’Italia e d’oltralpe, il martedì sera si dà pellicola da torcere alle sale d’essay bolognesi e ogni sera si sfornano piatti che valgono la pena esserci anche se la musica indie e gli hipsters rigorosamente tatuati old school non vi piacciono e non avete mai osato dirlo.

Spingendosi fuori, in periferia, la storia non cambia. A Portomaggiore ci sono ragazzi che dicono di essere apprendisti dello skateboard e invece io li ho sempre visti organizzare senza sosta rassegne musicali, mostre e festival, senza mai perdersi d’animo, che tanto la pista la riempiamo sempre. Vicino a Comacchio c’è il Voodoo club dove mi vergogno di non essere mai stata, ma giuro che questa stagione mi impegnerò a superare la superstrada Ferrara-Mare pur di non perdermi uno dei cattivissimi concerti in programma.

Poi c’è Copparo, dove affondano le mie radici. Qui 5 anni fa è nato, per ricordare un amico scomparso, il Summer Days Festival, oggi uno degli appuntamenti estivi che contano: per gratuità, per numero di presenze di amanti della musica e per quantità di giocatori di basket, che ogni estate si sfidano sul playground, in uno sfoggio di più o meno atletici corpi grondanti sudore e di rare perle dialettali, fieramente ereditate dai nonni, che nel campo di bocce accanto sopportano pazientemente i 5 giorni di disordine.

Nello stesso anno, sempre a Copparo, dentro la casa che fu del grafico pubblicitario Dante Bighi, alcuni architetti e la qui presente, allora neolaureata in storia dell’arte, hanno fondato il centro studi Dante Bighi. Insieme ci occupiamo di ricerca artistica e sviluppo della cultura contemporanea, anche appropriandoci temporaneamente di luoghi deputi ad altri usi (vedi i 3 giorni di manifestazioni all’interno del Mercato (ris) coperto di via Santo Stefano a Ferrara, durante il Festival di Internazionale).

 

Certamente mi sfuggono altre realtà e non ho volutamente parlato delle tante associazioni a scopo benefico che si danno da fare per salvare Ferrara dal disinteresse per chi vive nel disagio e nell’ombra. E sicuramente ci penserà qualche scrupoloso lettore ad utilizzare l’apposito spazio rivendicazioni per completare il mio elenco.

Penso che questi esempi di ‘volontariato creativo’ possano essere spunti per riflessioni più puntuali sulla presunta morte della creatività ferrarese. Adesso ho introdotto l’argomento come volevo e, da qui in poi, questo blog sarà il contenitore dei pensieri che ci tengono sveglie la notte a noi cicale e ci informicolano le testoline operose nelle lente giornate di questa città viva, ma ostile e meravil-noiosa. Perché c’è tanto che vorrei dire e “sono sulla strada amico, son partito, ho il mio odore a litri nei polmoni, ho fra i denti la salsedine aaghhh e in testa libertà.”*

 

*Pier Vittorio Tondelli, Altri Libertini, Milano, Feltrinelli, 1980

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