Ricominciare dai “buoni esempi” caduti nel dimenticatoio…
Mi piace iniziare la mia nuova attività con l’entusiasmo della speranza, lontana dalla dimensione dell’attesa che tende a proiettarsi in tempi troppo vicini, e perciò a risultare spesso disattesa.
Voglio condividere con voi una lettera di mio padre, apparsa giorni addietro sul “Il Resto del Carlino” nella pagina locale (Ferrara).
Vorrei che il suo intervento, di cruciale importanza rispetto al tempo del nulla in cui abitiamo, fosse divulgato il più possibile. E soprattutto vorrei che ognuno potesse intervenire e dire cosa ne pensa.
Mi sembra il miglior modo per presentarmi.
“Assisto stupefatto a quanto sta avvenendo nel consiglio regionale del Lazio. Dal 1965 al 1985 ho svolto l’attività di consigliere comunale di Ferrara nel gruppo della Dc. Nell’ultimo periodo ho svolto la funzione del capogruppo. L’attività mia e degli altri consiglieri consisteva nel partecipare, quattro o cinque volte al mese, alle riunioni del consiglio. Prima delle riunioni dei capigruppo con il sindaco per esaminare preliminarmente le questioni oggetto del dibattito consiliare. Ciascun consigliere faceva parte di una o più commissioni. Per la partecipazione ad ogni seduta del consiglio veniva corrisposto un gettone di presenza di 3mila lire, nell’ultimo periodo di 10 mila lire. Nessun rimborso spese spettava ai consiglieri. Il sindaco e gli assessori godevano di compensi mensili adeguati all’attività che svolgevano. I consiglieri del mio gruppo versavano al partito, come contributo volontario, una parte dei compensi derivanti dai gettoni di presenza. Al termine di un esercizio amministrativo, la giunta deliberò di offrire ai consiglieri, quali attestato della loro attività, una medaglia d’ora che rifiutai, facendo presente che tale omaggio non si giustificava con il mio ruolo di consigliere comunale. Mi viene spontanea una considerazione finale: l’unico modo per cercare di raddrizzare la situazione è quello di abolire i rimborsi a partiti e ai rispettivi gruppi. Solo così si potrà contrastare l’antipolitica”.
Avvocato Giorgio Boari