Dall’8 all’11 maggio 2011 FieraMilano ospiterà la terza edizione di Tuttofood – Milano World Food Exibition, la rassegna internazionale professionale del food, che si svolgerà in contemporanea con Safe food Tech – Tecnologia e soluzioni per alimenti in sicurezza, e BtoBio Expo – World Organic Trade, proponendo per la prima volta in Italia una rassegna integrata della filiera del food e della food safety. Nel 2007, quando nacque la manifestazione, erano in molti quelli che si interrogano sul futuro delle fiere e sul “senso” che può ancora avere partecipare ad una rassegna con un’accettabile aspettativa di fare business e in tanti non sono disposti a scommettere sul suo domani. Tuttofood risponde positivamente a queste domande e propone soluzioni concrete ad un mercato, quello del food di qualità, che mai come in questi anni manifesta una così una spiccata “fame” di “internazionalità” e di “professionalità”. Non a caso Tuttofood nasce a Milano che è la più internazionale delle città italiane, che è la città del business con la sua Borsa e le principali società internazionali finanziarie e assicurative, e che vede insediate nel suo territorio importanti aziende italiane del food, marchi che hanno fatto conoscere al mondo il prodotto alimentare italiano. In Lombardia sono presenti più di 4.000 punti vendita della GDO, oltre 13.000 ristoranti e poco meno di 28.000 bar: più del doppio rispetto alle altre maggiori regioni italiane. Infine proprio Milano nel 2015 Milano ospiterà l’Expo che sarà incentrato sul tema della nutrizione del pianeta.
“Tuttofood è la rassegna internazionale professionale del food – ha dichiarato Marco Serioli, direttore esecutivo di Fiera Milano Rassegne – che ha fatto registrare negli ultimi due anni, periodo di crisi profonda, le migliori performance di crescita, che se paragonate a quelle dei principali competitor internazionali (Sial, +6%, ed Anuga, -4%) e nazionali (Cibus, -5%) sono significative e testimoniano di come il mercato ha premiato la formula innovativa – internazionalità e B2B – della manifestazione. Un’idea, una peculiarità che nell’edizione 2011 verrà ulteriormente acuita, rafforzata e naturalmente migliorata”.
I cambiamenti dei consumi alimentari seguono, com’è ovvio, i cambiamenti sociali che intervengono su più ampia scala e che riescono ad influenzare anche le abitudini più radicate e consolidate, come quelle legate alla tavola, infrangendo vecchi tabù. Se gli italiani sono cambiati – e questo è facilmente riscontrabile passeggiando in una qualsiasi città italiana – lo sono anche le loro abitudini alimentari, sempre più propense o inclini alla sperimentazione ma sempre attente, per quanto possibile, alla qualità dei cibi.
Si cambia per scelta o per necessità. Se, dunque, il fiorire di Sushi-bar in ogni angolo del Bel Paese testimonia un cambio dei gusti e, per così dire, un’evoluzione volontaria e consapevole in chiave metropolitana ed internazionale delle abitudini alimentari dell’italiano medio – impensabili fino ad un decennio fa, in cui lo stereotipo del rapporto col cibo etnico era ben rappresentato dalla cena nel ristorante giapponese del ragionier Fantozzi, infarcita di luoghi comuni e leggende metropolitane sulla cucina del Sol Levante – la necessità di dover mangiare fuori tutti i giorni, soprattutto a pranzo e per lavoro, e l’abitudine, ormai diffusa, di fare acquisti alimentari anche nei Discount – complice, prima ancora che la crisi, la strategia di marketing, aggressiva, delle catene della GDO, in gran parte straniere, proprietarie dei punti vendita – rappresentano le altre facce di questo fenomeno.
Anche se poi, e per le ragioni diametralmente opposte, soprattutto le giovani generazioni, cresciute a cibi e vivande internazionali, riscoprono con lo stesso stupore i cibi della tradizione e ne diventano accaniti estimatori e, quando possibile, consumatori. È l’altra faccia della medaglia dell’etnic-food: un folk-food o pop-food che nella meraviglia della “prima volta” associa il sushi allo strolghino. Ma per una di quelle strane leggi compensative della storia, nel momento in cui gli italiani scoprono di non essere più solo tradizione, il Mondo – soprattutto quello che apprezza il gusto ed è attento alla salute – si scopre mangiatori di olio, pasta e pomodoro. Trionfa, insomma, la Dieta Mediterranea che viene addirittura nominata dall’Unesco patrimonio mondiale dell’Umanità. Questo, in termini economici e commerciali, significa una costante richiesta di prodotti Made in Italy, a tal punto innescare un’industria della sofisticazione con una fatturato addirittura maggiore di quello del prodotto originale. Per facilitare l’industria alimentare italiana che voglia esportare i propri prodotti, Tuttofood porta a Milano i player internazionali, presenti in maniera massiccia anche da mercati meno maturi ma con grande potenzialità come quelli dell’area asiatica, pacifica e sudamericana.
L’italiano, a tavola, in pochi anni, dunque, si è sprovincializzato e si è aperto alle proposte ed alle provocazioni alimentari e gastronomiche che arrivano da lontano. Sul piano economico e commerciale – che, poi, è quello che interessa direttamente la rassegna Tuttofood – questo si traduce in due input ineludibili. Innanzitutto il mercato italiano è diventato strategico anche per i produttori esteri, dal momento che nel nostro Paese sono cresciuti significativamente i consumi di food etnico. Infine il mercato del food mondiale è oggi alla costante ricerca di partner italiani per completare le loro gamme.
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