Libia terra d’avventura, che si apre al visitatore con la bellezza dei siti archeologici, collocati sulla fascia costiera, una accoglienza impeccabile in strutture recentissime, la cordialità dei suoi abitanti e gli scenari straordinari offerti dal suo immenso deserto, che arriva quasi a lambire la riva del mare. Si parte da Milano Malpensa o da Roma e si atterra a Tripoli, bella, solare ed avvolgente. Una corsa all’hotel, l’ottimo Corinthia Bab Africa Hotel, un cinque stelle lusso nel cuore della capitale libica poi via alla scoperta di quella che un tempo era conosciuta come la “Sposa Bianca del Mediterraneo” che stupisce ed affascina con il suo patrimonio storico millenario, con i dedali affollati della Medina e i labirinti del Suq, luoghi magici e incantati su cui si aprono innumerevoli negozi. Da visitare il museo archeologico, la moschea di Gurgi con le splendide ceramiche e l’Arco di Marco Aurelio, fra i pochi monumenti romani presenti nella città. Deliziosa la passeggiata all’ombra dei filari di palme sul lungomare ammirando Piazza Verde e l’incantevole spettacolo del tramonto sul porto.
A poca distanza dalla capitale i siti archeologici delle altre due città romane, Leptis e Sabratha, che, anticamente, assieme a Tripoli davano vita al triangolo d’oro della Tripolitania. Leptis e Sabratha sono risorte, meno di un secolo fa, grazie al lavoro degli archeologi, in buona parte italiani, ed è come avessero ritrovato una gloria antica. Sabratha è a dir poco sfolgorante con i resti dei templi di Liber Pater, Serapide e Iside, le terme a mare, il mausoleo di Bes e una basilica dalla pavimentazione a mosaico ben conservata e, soprattutto, il suo grandioso teatro romano dai meravigliosi capitelli e le colonne di marmo e granito.
Notti di incanto nel silenzio del deserto
Non si può andare in Libia senza vivere l’immensità del suo deserto, il Sahara, il più grande del mondo. Così da Tripoli si prosegue in aereo per Sebha, capoluogo del Fezzan, che dista 500 km dalla capitale e da qui, con i fuoristrada, fino a Germa, una interessantissima meta archeologica in cui si trovano le rovine di Garama, l’antica capitale del popolo dei Garamanti considerati gli antenati dei tuareg. Da Germa una strada asfaltata si lascia alle spalle le ultime propaggini del grande Erg di Ubari e l’altopiano nero del Messak Settafet ed entra nel massiccio dell’Acacus che si apre con una distesa gigantesca di piccole dune e rocce che la bizzarria del vento ha modellato nelle forme più strane. Dopo la sosta al campo tendato fisso di Dar Ausis, si prosegue verso lo straordinario erg di uan Kaza per raggiungere l’altopiano del Messak Settaffet. Quello che un tempo era una foresta rigogliosa attraversata da un grande fiume (l’attuale uadi Bergiug) ora è un vasto altopiano con spaccature rocciose, ricoperto da detriti di arenaria, desolato e privo di vegetazione. Punto di riferimento dell’arte rupestre sahariana, il sito dell’uadi Mathendush è un vero museo ricco di incisioni preistoriche con rappresentazioni di giraffe, elefanti, coccodrilli e altra fauna selvatica, dove spiccano due figure feline impegnate in una sorta di danza rituale. Dopo aver danzato con le dune tutto il giorno è ora di provare l’esperienza di dormire in una tenda in mezzo al nulla, nell’Erg di Murzuk. Mentre la luna illumina le tende, non si percepisce null’altro che il silenzio, un senso di infinito, la dolcezza e la forza del deserto.
Al campo la serata vola via, seduti sulla sabbia accanto al fuoco acceso dai tuareg, che preparano il pane cotto nella cenere, con la luce di un cielo stellato che incanta. Il deserto è avvolgente, ci si attarda ancora un pò all’aperto, per non abbandonare così presto questo momento fantastico allietato da una miriade di stelle che nei nostri cieli non appaiono più.
Nel deserto tutto ciò che si pensa impossibile appare all’improvviso; dietro una duna, quando meno te lo aspetti si materializza……il miraggio: la sorpresa di filari di palme e laghetti che sembrano dipinti ad acquerello. Ce ne sono ancora una ventina, anche se alcuni sono già croste salate e altri purtroppo, potrebbero avere lo stesso destino. Il lago di Gabr’aun è il più grande, quello di Mandara è completamente asciutto, mentre il lago di Umm-el-ma è il più piccolo, ma molto suggestivo. Ed è anche l’ultima tappa, prima di raggiungere l’aeroporto; un piccolo strappo al cuore…e un tuareg scrive nella sabbia: Tutto comincia e tutto finisce….questa è la vita!”. Certo, ma rimane il ricordo…indelebile!
Quando partire. Il periodo migliore per un viaggio nelle regioni sahariane è quello che va da ottobre a marzo. In questo periodo il cielo è terso e l’aria secca. Durante il giorno la temperatura è ideale, mentre le notti sono fresche e talvolta anche fredde. L’escursione termica nell’arco della giornata è decisamente ampia raggiungendo anche i 40° C.
Informazioni. Gli operatori “Hotelplan” (www.hotelplan.italia.it), “I Viaggi di Maurizio Levi” (www.deserti-viaggilevi.it) e “Viaggi dell’Elefante” (www.viaggidellelefante.it), specialisti sulla Libia, propongono un viaggio di otto giorni che, base l’albergo Dar Germa ed il campo tendato di Dar Auis, tocca tutti i luoghi più belli del Fezzan, oltre a mezza giornata di visita alla capitale Tripoli ed una a Leptis Magna, l’opulenta città romana tra le più ampie e meglio conservate del Mediterraneo.