Dalla primavera all’autunno le api passano di fiore in fiore, gironzolano di corolla in corolla, lavorano senza sosta per raccogliere quel toccasana che è il miele. Un elisir di cui si conoscono le proprietà fin dall’antichità. L’uomo utilizza il miele da circa 12 mila anni. Ciò è provato da una pittura rupestre trovata nella “cueva de la Araña” (la grotta del ragno) vicino Valencia, in Spagna. È raffigurato un uomo appeso a delle liane con la mano infilata in un tronco d’albero alla ricerca del favo di miele. In Egitto, nelle tombe dei faraoni sono stati rinvenuti vasi di miele ermeticamente chiusi il cui contenuto era perfettamente conservato. La medicina ayurvedica, già tremila anni fa, lo considerava purificante, afrodisiaco, dissetante, antitossico, refrigerante, e cicatrizzante. Per i Greci poi era un vero “cibo degli dei” tanto che Pitagora ne raccomandava l’uso in cucina essendo alimento per una vita lunga. E, quello che gli antichi avevano osservato, oggi è confermato dalla moderna scienza dell’alimentazione.
Dunque il miele, elemento indispensabile per molte specialità del Belpaese: dal torrone di Cremona alla biscotteria al miele di Modica, dal panforte di Siena al certosino bolognese, dagli struffoli campani alla cicerchiata umbra e abruzzese. Una produzione che nell’italica gastronomia d’anteguerra è stato ingrediente per un sacco di ricette. Anche perché lo zucchero era considerato alla stregua di una spezia, cara e rara fino all’eccesso. E, pertanto, era quasi d’obbligo dolcificare con il miele, utilizzandolo anche nei piatti di carne e di pesce. Poi con gli anni del benessere, è stato relegato a mero condimento delle fette biscottate della colazione. Tutt’al più accompagnandolo a qualche formaggio stagionato.
Oggi si assiste alla sua riscoperta. Anche perché l’Italia, con suoi 50 mila apicoltori, un milione e 100 mila alveari ed una produzione media annua di circa 10.500 tonnellate, è tra le poche nazioni al mondo che può vantare una tradizione consolidata sui mieli.
In più l’Italia è l’unico Paese ad offrirne un assortimento eccezionale per qualità e quantità, grazie a oltre 40 diverse tipologie mono e multiflora, la maggior parte delle quali uniche, in ragione della specifica identità territoriale.
Si può anche andare in giro per il Belpaese alla scoperta delle tantissime varietà di miele e dei numerosi gustosi abbinamenti. Per aiutare il gastronomade è nata anche “Le Città del Miele” una associazione che da nord a sud, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, riunisce 43 Comuni di cui tre in Emilia Romagna (Torriana, Bagno di Romagna e Castel San Pietro Terme), tre Comunità montane, una Provincia ed un Parco regionale, che hanno come denominatore comune la produzione di mieli di eccellenza. Ed in più una Strada del miele, che raggruppa 13 comuni del Roero, in provincia di Cuneo e sei musei dedicati al miele ed alle api.
Per agevolare gli appassionati c’è anche la Guida delle Città del Miele (Arsenale Editore – Collana EcoLibri. Costo euro 9,90) dove sono descritti molti “itinerari del miele”, che abbinano la visita a zone di grande rilievo storico ed ambientale ad una gastronomia da intenditori. Sono anche molte le feste in onore del “cibo degli dei”, fra cui “Grandi mieli d’Italia Tre gocce d’oro” in programma a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna, il terzo fine settimana di settembre.
Per ogni territorio esiste un miele da scoprire o riscoprire, un percorso unico ed originale ogni volta, mai uguale a sé stesso, una vera e propria mappa degli alveari che attraversa tutto il Belpaese, ricca di itinerari nella natura in sentieri da percorrere a piedi, in bici, a cavallo. Si avrà così modo di intervallare la degustazione, ad esempio dei tortiglioni al miele o degli spaghetti alle noci e profumo di miele o dell’agnello al miele, con un “assaggio” di una delle oltre 40 tipologie di miele, dal giallo e allegro miele di girasole (si produce in Toscana, Piemonte e Abruzzo), al delicato e fruttato miele di rododendro (si raccoglie sulle Alpi a 2 mila metri di altitudine), dal dolcissimo e chiaro miele di Sulla (si trova nelle regioni centrali, soprattutto in Toscana) passando per il nespolo, il corbezzolo, l’erica, il girasole, il rododendro, la lupinella, la lavanda, la marruca, il cardo e l’erba medica, il miele di corbezzolo (si produce in Sardegna) e il sempre più prezioso millefiori di alta montagna, legato ai territori delle Alpi, dalla Valle d’Aosta al Piemonte, dalla Lombardia al Trentino fino al Veneto. Insomma, una meta perfetta per tutte le stagioni.
Informazioni: www.cittadelmiele.it, il portale propone, tra l’altro, itinerari nelle varie regioni italiane alla ricerca delle bellezze naturali ed architettoniche, dei sapori tipici e dei mieli d’autore del territorio.
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