Turismo e vacanze
15 Dicembre 2010
Sole, mare cristallino, clima mite, una savana senza confini per una vacanza indimenticabile

Sotto il sole del Kenya

di Tiziano Argazzi | 6 min

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Jamboo Kenya, kwaheri (ciao Kenya, arrivederci), conto proprio di tornare quaggiù. Nel momento dell’imbarco per il ritorno in Italia ti assalgono mille nostalgie. Innanzitutto per il gradevole clima primaverile che ti consente di gustare in pieno inverno una vacanza al sole mentre sai che a casa ti aspettano nebbia e freddo (migliaia i nostri connazionali che compiono ogni anno questa scelta).
Poi perché passano in rassegna, come in un film, le immagini di un Paese di selvaggia bellezza, povero ma sereno, capace di garantire una perfetta ospitalità, nel quale ci si sente a proprio agio (davvero tanti coloro che parlano la nostra lingua ma bastano anche poche elementari conoscenze d’inglese) e dove si possono vivere fantastiche emozioni. La savana, ad esempio, è come uno zoo all’aria aperta, senza confini, tutto da scoprire.

All’Amboseli, così come a Tsavo Est e Tsavo Ovest, cambiano ogni giorno i protagonisti. Si possono infatti incontrare, stando tranquillamente seduti su di una jeep, giganteschi elefanti (tembo in ligua swaili), leoni (simba) e leonesse a caccia di preda, bufali (gnati)  e ippopotami che razzolano immersi o sulla riva di grandi corsi d’acqua,  gnu, giraffe (twiga), iene, zebre, facoceri (pumba) e marabù, antilopi e struzzi, impala e dic dic, volpi e sciacalli, gru coronate, gazzelle, il leopardo accoccolato sul ramo di un baobab, aquile e serpentari, tartarughe di ogni dimensione. E’ un trionfo della natura.

Un capitolo a parte merita l’ambiente. Dopo il volo con Blue Panorama lo sbarco regala una impennata di vento caldo e un pò afoso. Ma appena il tempo per recuperare le valigie che ci si mette in moto e si sale in quota. L’aria si fa più secca, la vegetazione, esaurite le grandi piogge, è lussureggiante. Nascoste fra il verde le prime sagome di animali esotici. L’impatto con il ghepardo regala la prima sorpresa. Scatta la raffica di clic con la macchina fotografica ed è solo l’inizio. Perché poco dopo c’è una sosta a visitare la tana in cui sostava un tempo, nel secolo scorso, una coppia di giganteschi leoni, i cosiddetti  “mangia uomini”, che avevano sparso il terrore nella zona durante la costruzione di un ponte. Ancora oggi qualche felino di passaggio ne approfitta per un pernottamento ma se ci si va di giorno, tanto più preceduti da un guardiano armato, si può stare tranquilli sia pur con un briciolo di emozione. La spedizione continua con tutti gli occupanti del fuoristrada che sbirciano a destra e a manca per individuare qualche forma vivente. Gli animali, specie alcune lucertolone, iguana e altre speci rare, si mimetizzano perfettamente con i colori circostanti e servono dieci occhi per individuarli. Le sorprese continuano perché qui si possono vedere i cinque più grandi esemplari di viventi mentre vanno a spasso, gigioneggiando sicuri e tranquilli. Sono i veri padroni della savana keniota.

Affascinante – giudizio personale perché ognuno ha una propria sensibilità – è soprattutto la vista del Kilimangiaro. Non a caso ha impressionato Hemingway, Karen Blixen e altri grandi scrittori e viaggiatori. Uscire all’alba dalle comode stanze del resort e trovarsi di fronte questo gigante è come sentire un colpo di sparo: non si può restare indifferenti davanti ad un colosso che sale a quasi 6.000 metri ed è ammantato di neve sulla sommità mentre le nuvole lo “tagliano” più in basso ed ai suoi piedi si notano le sagome di un branco di elefanti che sfilano, quasi in un corteo deferente, alla ricerca dell’erba fresca del mattino.  Indimenticabile.

Si accendono poi di mille colori le giornate di trasferimento. Spesso si marcia su piste in terra rossa che sembrano campi da tennis, altre volte il fondo ha il nero della lava vulcanica, altre ancora sono bianche sia la polvere che i rovi della bassa vegetazione circostante. Un caleidoscopio senza fine, una tavolozza che s’accende e cambia dall’alba al tramonto, quando ci si mette al riparo per gustare una ricca gamma di cibi, in particolare frutta, locali, sostando ora nel Ngulia Lodge del parco nazionale di Tsavo Ovest, ora all’Oltokai Lodge nel cuore dell’Amboseli, per finire al Kudu Camp di Tsavo Est, proprio sulla riva di un grande corso d’acqua. Non ci si annoia davvero.

Il programma può essere infine arricchito, a Watamu, da un tuffo e una nuotata verso gli isolotti vulcanici scolpiti dal vento e dalle onde che si affacciano davanti alla costa, da una puntata al vicino casinò di Malindi dove si accontentano anche di esigue puntate, da una cena a base di crostacei che da sola, in Italia, costrerebbe un patrimonio, da una visita alle rovine della cittadina araba settecentesca abbandonata di Ghedi (dieci minuti d’auto dal resort).  Senza trascurare un’occhiata al mercato etnico, al villaggio dei Masai. Anche se la cosa più bella resta la natura.

Per vedere tutto questo occorre naturalmente accettare i sussulti del fuoristrada che spazia in lungo e in largo per queste vaste pianure alla ricerca dei tratti caratteristici della zona. In compenso, a fine giornata, si gode sempre di un’accoglienza regale quando si va a riposare nei lodge costruiti lungo il cammino. Sembra davvero di essere in un altro mondo e qui c’è anche Un Altro Sole. Che non è soltanto quello che ti abbronza affacciandosi fra cascate di nuvole bianche che disegnano l’azzurro del cielo, ma il nome del tour  operator milanese che è un autentico specialista per le vacanze degli italiani in quest’angolo d’Africa posto sotto l’Equatore.

Da pochi mesi, ad esempio, Un Altro Sole ha realizzato un punto di accoglienza a Watamu, sulla costa orientale che si affaccia all’Oceano indiano, da fare invidia a chiunque. Si tratta del Resort Garoda, un villaggio di vacanza collocato in una piccola selva di palme che degrada, fra stupende fioriture di bouganvillea, verso una spiaggia bianchissima che si affaccia al mare. Le costruzioni sono in stile etnico, tante villette dal classico tetto in makuti, foglie di palma intrecciate. E lì davanti l’acqua è calda e accogliente, con tratti di sabbia che penetrano verso il largo nelle basse maree favorite dalla protezione della barriera corallina contro la quale s’infrangono, al largo, le onde dell’oceano. Basta una barca o una canoa per incontrare l’altra meraviglia, questa volta marina. Il resort Garoda è infatti affacciato su di un parco protetto e popolato da una miriade di pesci colorati: è il trionfo dello snorkeling.

Ok, tutto bello, da vedere e da vivere. Ma quanto costa?  Per tre notti in safari fra Amboseli, Tsavo Est e Tsavo Ovest oltre a quattro notti, all inclusive, al Garoda Resort sul mare di Watamu, in camera doppia e compresi voli e trasferimenti, servono – trascurando il periodo natalizio che ha praticamente il tutto esaurito – 1590 euro a testa dal 4 al 29 gennaio 2011;  si sale leggermente a 1.650 euro dal 30 gennaio al 20 febbraio; si scende nuovamente a 1.590 euro dal 21 febbraio al 13 marzo e addirittura a 1.550 euro dal 14 marzo al 16 aprile sempre del prossimo anno.

Per informazioni, chiarimenti e prenotazioni ci si può rivolgere a Un Altro Sole telefonando allo 02/5731321 o consultanto il sito www.unaltrosole.com
E buona vacanza a tutti. Perché in Kenya, come dicono laggiù, Akuna Matata, tutto va bene.

 

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